Omicidio di Capriate, il magistrato chiede l’ergastolo per la moglie della vittima

Udienza conclusiva al processo per l’omicidio di Mario Vitali, operaio di 51 anni di Capriate. Sul banco degli imputati la moglie della vittima, Angela De Martino, 38 anni, accusato di omicidio volontario aggravato. Il pm Maria Cristina Rota ha chiesto per la donna la condanna all’ergastolo. Per la difesa invece la donna dovrà essere assolta per non aver commesso il fatto. Due posizioni opposte che si sono scontrate davanti alla Corte d’assise di Bergamo presieduta dal giudice Giovanni Ferraro, a latere Raffaella Mascarino. All’udienza è stato sentito dai giudici il dottor Massimo Biza, che era stato incaricato di effettuare una perizia psichiatrica sulla donna. Lo specialista ha ritenuto Angela De Martino totalmente capace di intendere e di volere. Il pm Maria Cristina Rota, dopo aver ricostruito i fatti, dal pomeriggio prima del delitto al momento del fermo prima di Carmine De Martino, 31 anni (già condannato a trenta anni per questo delitto in udienza preliminare), e poi della sorella Angela, ha sottolineato come la famiglia Vitali fosse un nucleo normale, come la vittima fosse una persona attaccata alla figlia, un lavoratore, con cattivi rapporti solo con i parenti della moglie. Ha valutato quindi la piena attendibilità di Ferdinando De Martino, nipote dei due accusati, che ha testimoniato: «Ho sentito in diverse occasioni mia zia Angela dire a zio Carmine: "Devi uccidere Mario perchè fa fare una brutta vita a me e a mia figlia". Lo diceva seria». Il quadro generale, per il pm, giustifica la premeditazione, e la «scaltrezza» e la «freddezza glaciale» dimostrate dall’imputata, portano alla richiesta dell’ergastolo come mandante del delitto. La parte civile, avvocato Daniela Milesi per al sorella della vittima, ha concordato con le richieste del pm, evidenziando il diritto alla vita che Vitali aveva e chiedendo una provvisionale non inferiore ai 50 mila euro di risarcimento. Totalmente opposta la ricostruzione fatta dal difensore, avvocato Matteo Acquaroli. E’ accusa di concorso morale in omicidio: non ne sapeva nulla, era all’oscuro di tutto, era totalmente estranea a questo delitto, ha illustrato il difensore. La sentenza il 12 aprile.(07/04/2006)

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