«In Finlandia insegno all’asilo: bimbi autonomi fin da piccoli»

LA STORIA. A 31 anni Gaia Mazzola vive a Espoo, la seconda città per grandezza dopo Helsinky ed è maestra. Dopo un percorso di studi artistico ha trovato la sua dimensione nell’insegnamento: «Qui posso sviluppare la creatività dall’infanzia». Il metodo educativo? «Ambiente e rispetto al centro» dice la giovane di Osio Sotto.

«Faccio parte di quella nicchia di persone che ha sempre saputo che direzione prendere a livello di percorso studi. Sin da bambina sapevo che sarei andata al liceo artistico, avrei fatto l’Accademia di belle arti e sarei diventata un’artista. Quello che non sapevo, una volta iniziata l’università a Brescia, è come la mia ricerca artistica si sarebbe trasformata, mutando completamente in una passione per l’educazione». Gaia Mazzola, 31 anni, originaria di Osio Sotto, racconta così la consapevolezza che dentro di lei l’ha sempre indirizzata lungo la strada che dal liceo artistico statale di Bergamo Giacomo e Pio Manzú (diplomata nel 2011) l’ha portata a lavorare come insegnante in un asilo nella città di Espoo, in Finlandia, dove vive e lavora ancora oggi.

Il percorso di studi

«Ho una laurea triennale in Arti visive-pittura presso l’Accademia di belle arti Santa Giulia, a Brescia. Mi sono laureata nel 2015. E ho una laurea magistrale in Visual culture and Learning-nordic visual studies and Art education presso la Konstfack University of Arts, Crafts and Design di Stoccolma (Svezia), dove mi sono laureata nel 2020. Ho poi un certificato di

Educatrice per l’infanzia conseguito presso la scuola STEP-Koulutus in Helsinki (Finlandia), ottenuto nel 2022. Ho amato ogni singolo giorno del mio percorso di studi, e non escludo in futuro di addentrarmi in ulteriori studi». Studi che le hanno ulteriormente mostrato la «via» da seguire. «Durante gli studi in triennale ho sviluppato molto interesse per pratiche artistiche che coinvolgessero il pubblico, soprattutto i bambini. Ho, di conseguenza, approfondito varie pedagogie alternative e artisti impegnati nel settore, come il famoso Bruno Munari. Una volta laureata, sapevo che avrei voluto diventare educatrice e proseguire i miei studi in questo campo, quindi iniziai un progetto di educazione artistica chiamato Crescerearte (un progetto con il quale svolgevo laboratori di educazione artistica al fine di aiutare i bambini nello sviluppo del loro pensiero creativo) e nel 2018 riuscii a entrare in università a Stoccolma per approfondire i miei studi. Dal 2014 al 2021 con il mio progetto ho avuto il piacere di lavorare come freelance in varie realtà, sia pubbliche che private, in Italia e soprattutto in Finlandia. Essere freelance è difficoltoso e, in questo campo, non c’è un’entrata di denaro costante o affidabile. Fortunatamente, però, sono riuscita a portare Crescerearte in asili, scuole elementari, medie e superiori. Tutto fino a quando, nel 2020, a causa del Covid, tutti i miei laboratori programmati vennero cancellati. Restai senza lavoro (anche la ristorazione chiuse i battenti) e con uno status da studente in Svezia, che non mi permetteva di accedere ai sussidi in Finlandia, così le finanze si prosciugarono».

Da qui la decisione, appena conclusa la laurea, di espandere le proprie opzioni e di presentare il curriculum per vari lavori nel settore educativo in Finlandia. «Ottenni così dopo poco il mio

primo posto di lavoro come insegnante in un asilo nella città di Espoo, nella quale vivo tuttora. Da lì mi sono innamorata di questo lavoro e delle incredibili opportunità che mi dà nel quotidiano di sfruttare la mia creatività – anche in maniera più ampia rispetto a quando mi concentravo sulla sola educazione artistica. Mi considero fortunata di avere un lavoro che mi permette di esprimere tutte le mie capacità e sono molto grata a tutte quelle persone ed enti che hanno creduto in Crescerearte, permettendomi di costruirmi un curriculum solido». Gaia è in Finlandia da ormai 10 anni e qui è riuscita a realizzarsi professionalmente ma anche a costruirsi una famiglia.

«Sono partita per la Finlandia nel 2014. Mi sono trasferita per amore, con quello che, a oggi, è mio marito, Nicolò. Riuscì a ottenere un posto in università nella città di Tampere e io non avevo assolutamente intenzione di lasciarmi scappare l’opportunità di seguirlo. I miei studi di triennale erano quasi terminati e avevo un forte bisogno di cambiare aria. Ci trasferimmo così a Tampere e iniziammo questo intenso capitolo della nostra vita. Sono contentissima della scelta fatta e la rifarei ancora, ancora e ancora. Andare via di casa a 21 anni è stata un’opportunità unica, che mi ha permesso di crescere indipendente e sicura. Di fatica ne abbiamo fatta molta, entrambi, ma trovo che il progresso sia un processo più gustoso quando lento. Come mi ricorda mia zia, l’acqua cheta spacca i ponti».

Si sente ormai a casa

In Finlandia Gaia si sente ormai a casa. «Ambientarsi qui è stato meno difficile di quanto pensassi, scherzo con mio marito sul fatto che io possa avere qualche gene nordico in me.

Fun fact: data la mia pelle molto chiara e i miei tratti non “stereotipicamente italiani”, sin dal giorno zero i finlandesi mi hanno sempre approcciata in finlandese. Adesso, dopo 10 anni, la lingua la parlo e posso rispondere tranquillamente, ma all’epoca la cosa creava situazioni divertenti e ridicole». Le differenze tra l’Italia e la Finlandia ci sono: «La principale è, a mio avviso, lo spiccato senso civico che i finlandesi hanno. Questo è frutto del tipo di educazione che viene attuata qui sin dalla prima infanzia. Il curriculum che seguo come insegnante d’asilo, quindi responsabile della formazione della persona nei primi anni della vita, richiede l’insegnamento ai bambini di valori quali indipendenza, rispetto per l’ambiente e per lo spazio altrui, sia fisico che mentale, sostenibilità. All’età di 7 anni, quando inizia la prima elementare, la competenza principale che lo Stato si aspetta è che i bambini siano in grado di essere responsabili per la propria persona e per quella altrui. Quello che io aggiungo, con il mio modo di educare e con la mia “italianità”, sono un’infinità di abbracci, coccole e contatto fisico, nei quali, secondo me, i finlandesi purtroppo sono più carenti. Della Finlandia amo la quiete, il riserbo, la natura spettacolare, il freddo, così esotico, il forte senso civico della società finlandese. Negli anni siamo riusciti a costruirci amicizie durature e sincere. La maggior parte dei nostri amici è internazionale, ma i pochi amici finlandesi che abbiamo ci sono molto cari».

Casa, però, nella bergamasca, manca. «Dell’Italia la cosa che mi manca di più è la mia famiglia, alla quale sono molto affezionata. I miei amici più stretti non sono da meno. E come vorrei poter avere accesso a focacce fresche di panetteria, l’Estathè in bricco e un aperitivo al bar. Ogni volta che torno, ogni giorno è festa e mi godo il luogo e i miei cari in maniera più

intensa. Bergamo la visito ogni volta che torno in Italia, cerco sempre di dedicarle una giornata, sia in solitaria che in compagnia. Prendo il pullman, mi siedo, osservo. Amo Città Alta e mi piace creare nuovi ricordi, ora che sono adulta, da aggiungere a quelli della mia adolescenza. Cerco nuovi ristoranti o bar, torno in musei che avevo già visitato, faccio passeggiate in posti in cui non sono mai stata perché “tanto abito qui, ci vado un altro giorno”». E il futuro? «Mio marito e io parliamo spesso della nostra situazione, se sia il caso di rientrare, stare, come, dove, quando, perché. Penso sia, anche questa, una delle dure realtà degli espatriati. Per ora non abbiamo intenzione di tornare, stiamo bene qui e continuiamo con la nostra vita. Sicuramente più le radici si espandono in Finlandia, più sarà difficile sradicarsi».

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