Alzano celebra la vita, ricordando Chiara: l’arte di Morandini abbraccerà la città

L’OPERA. Il dono di Mario Bonzi in ricordo della nipote che 31 anni fa perse la vita a 13 anni in un incidente stradale Per lei il «re del bianco e nero» utilizza per la prima volta il rosso. «Un omaggio anche alla tragedia del Covid»

Il dolore che diventa dono. Il ricordo di chi non c’è più che si sublima in un abbraccio, per celebrare la vita. Morte e vita, nero e bianco si abbracciano e tra loro s’insinua una vena di un colore nuovo. Un inno all’amore: è il rosso che, per la prima volta, s’impasterà in un’opera di un artista che ha fatto del bianco e nero il suo marchio di fabbrica. Mai uno sgarro in oltre 60 anni di brillante carriera, ma questa volta Marcello Morandini ha sovvertito la sua regola e per Alzano Lombardo e per ricordare Chiara ha detto sì a quella vena di rosso che, dentro l’opera Amorèvita, darà il benvenuto in paese.

Ideata e progettata dall’architetto e designer esponente dell’arte geometrica concreta e costruttiva che da Varese ha esposto le proprie creazioni nei più importanti musei e nei luoghi della cultura di tutto il mondo, la scultura di arte contemporanea sarà collocata alla fine della prossima estate al centro di una rotatoria che porta nel suo nome il senso stesso di quest’opera: Largo alla vita, l’incrocio stradale posto tra via Provinciale e via Europa che è stato oggetto di un intervento di rigenerazione urbana nel 2020 con la realizzazione, tra le altre cose, di una rotatoria. «Quest’opera in quel particolare e difficile momento storico ha rappresentato per Alzano Lombardo non solo l’ammodernamento di un’infrastruttura – ricorda il sindaco Camillo Bertocchi –, ma anche un’importante iniezione di fiducia per la comunità. Da qui il nome dato allo spazio, che sa di esortazione: “Largo alla vita!”».

L’opera sarà interamente finanziata da Mario Bonzi, in ricordo della nipote Chiara Ferrante che 31 anni fa perse la vita a soli 13 anni in un incidente stradale. «Quest’opera che abbiamo commissionato nel ricordo di Chiara – dicono Rachele Bonzi, Franco Ferrante e Mario Bonzi rispettivamente mamma, papà e zio di Chiara – vogliamo rappresenti per la comunità un richiamo quotidiano e collettivo all’amore verso la vita e a tutto ciò che la stessa riserva». Perché la loro Chiara diventi la Chiara di tutti, testimone indiretta che «poter e saper godere della salute, della famiglia, la comunità, l’amore è una grazia da apprezzare in ogni istante – aggiunge mamma Rachele. Lei era una ragazzina semplice – la ricorda –, amica di tutti e le piaceva camminare, correre. Non mi sembra vero che siano trascorsi 30 anni da quel giorno».

Quel terribile giorno

Era il 15 febbraio 1993, la famiglia Ferrante stava viaggiando in autostrada, sulla A22 di ritorno da Roma dove erano andati a trovare una zia suora di clausura: in auto papà Franco, mamma Rachele, la figlio Chiara e nonna Angela. Lo schianto a Pegognaga, nel Mantovano. Terribile: Chiara e la nonna muoiono nell’incidente, «mentre io da allora sono così, paraplegica – spiega Rachele indicando le gambe ferme, adagiate sulla carrozzella –. Non è stato facile, è un dolore che non passa mai».

Parla di sofferenza ma anche di aiuto, Rachele: «In tanti ci sono stati vicini, anche adesso mi vogliono bene – sottolinea con la dolcezza che chi la conosce ha bene presente e si tiene preziosa compagna di vita –. All’inizio ho fatto fatica a uscire di casa, ma mi sono poi resa conto che tante persone hanno la loro croce, anche tanti giovani, come quelli che dopo l’incidente ho visto intorno a me al centro di riabilitazione di Mozzo e anche ora che sono in dialisi». Anche per questo Rachele vuole «cercare nelle piccole cose delle nostre giornate i semi della vita e dell’amore» che, le fa eco il fratello Mario, «ci sono e vanno scorti: io che per 16 anni sono stato presidente dell’associazione “Il Padre pellegrino” e ho visto i bambini nelle favelas del Brasile, ho visto che privilegio è avere la vita e grazie all’opera del maestro Morandini vorremmo donare alla nostra cittadina proprio questo messaggio, il messaggio della vita e dell’amore».

A settembre l’inaugurazione

Lo ricorderà a tutti quell’enorme cerchio di 5 metri di diametro, un cerchio da sempre simbolo di vita. «Amorèvita rappresenta l’anello di congiunzione tra la terra e il cielo, il punto di passaggio tra spazi infiniti, il cammino che alterna il bianco e il nero, con al centro una costante, il rosso: l’amore» spiegano dal Comune che inaugurerà l’opera il prossimo 22 settembre, una data importante per i Bonzi-Ferrante: «Il compleanno di Chiara è il 24 settembre, avevamo previsto di inaugurare l’opera l’anno scorso per quella data, che cadeva di domenica – spiega Mario Bonzi, collezionista di arte contemporanea –. Quest’anno la domenica più vicina è il 22, va bene comunque, la ricorderemo penso al meglio con questa opera, se lo merita».

Quanto sia convinto Bonzi, e quale affetto lo leghi alla nipote, ha convinto Marcello Morandini a trasgredire la sua regola del bianco e nero. «Nella vita ci sono sempre delle eccezioni che sorpassano le regole della professionalità – commenta l’artista e designer –, con piacere ho seguito questa esigenza, mosso sia dalla storia tragica di questa bambina, sia dalla tragedia che, con il Covid, ha colpito questa cittadina. Ho molti amici nella Bergamasca, sono sempre stati importanti, quindi posso dire di avere accettato di fare questo progetto per questo doppio legame di vicinanza».

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