«A Madrid ricostruisco
i volti dei criminali»

Il lavoro speciale di Cristian Salomoni, bergamasco,25 anni, da cinque a Madrid.

Leggere le emozioni sul volto di una persona. Vorremmo tutti essere capaci di farlo. Capire se un presunto criminale sta mentendo, se il regalo di compleanno che abbiamo fatto al nostro amore sia veramente piaciuto, se a un colloquio di lavoro chi ci sta di fronte sta millantando competenze che non ha. Ebbene per Cristian Salomoni, originario di Grumello del Monte, il volto umano – che sia di un criminale o di un politico, di un calciatore o della Regina di Spagna – è come un libro aperto.

Per lui Amanda Knox o Annamaria Franzoni, Cristiano Ronaldo o Doña Letitia (moglie del re Felipe VI), non hanno segreti: a 25 anni infatti è ormai riconosciuto come un esperto di comportamento non verbale specializzato in particolare nelle espressioni del volto. In Spagna, dove vive, è spesso chiamato a parlare in talk show e telegiornali, per analizzare il politico di turno o frugare nelle pieghe espressive e scovare qualche presunto assassino. Merito di due lauree (una in Scienze politiche e una in Psicologia) e di altrettanti Master (in Criminalistica e Polizia scientifica) ma anche della passione per «La signora in Giallo».

Ma che c’entra Jessica Fletcher?

«Ho sempre avuto una passione per i gialli, dalla collana dei “Piccoli Brividi” alle “Storie di Misteri”, ma anche per le puntate de “La signora in Giallo” che guardavo da piccolo con mio papà in tv. Certo non avrei mai pensato che un giorno questa passione si sarebbe tramutata in un lavoro».

Anche perché in realtà il suo percorso di studi in un primo momento si è orientato verso Scienze politiche…

«Mi sono iscritto alla Statale di Milano a Scienze politiche. Si tratta di un altro dei miei interessi. Ho persino militato nelle file di un partito a Grumello quando ero ragazzino. Ma a cambiare la rotta del mio destino è stato un Erasmus a Valencia. All’università ho seguito solo corsi che mi appassionavano e molti erano legati proprio alla Criminalistica. Finiti i sei mesi di Erasmus mi sono fermato e rientravo a Milano solo per dare gli esami. Nel 2010 mi sono laureato a pieni voti e ho deciso di proseguire gli studi in Spagna».

A Barcellona ha scoperto che la sua passione per i gialli poteva diventare un mestiere…

«Ho iniziato a frequentare un Master in Criminalistica e Polizia scientifica, ossia a occuparmi del crimine in tutte le sue aree con un particolare interesse per lo studio sulla devianza. A Valencia c’era un clima aperto, avevo un lavoro come cameriere, l’affitto di casa costava poco. A Barcellona invece è stato più difficile: per due settimane ho dovuto dormire a casa di un amico perché non trovavo una sistemazione. Non volevo pesare sui miei genitori anche se loro mi hanno sempre sostenuto, perché a scuola ero molto diligente ma soprattutto perché hanno sempre creduto in me e nelle mie scelte, è a loro che dedico tutti i miei traguardi. Ho superato queste difficoltà e mi sono immerso in un filone di studi che mi interessano molto. È qui, grazie a un mio docente, che ho iniziato a specializzarmi nell’analisi del comportamento non verbale, tutto ciò che ci rivelano gesti, espressioni del volto, incongruenze con ciò che si dice. Facendo pratica in ambiente investigativo ho applicato queste nozioni per scovare presunti assassini».

Dopo un secondo Master in Criminalistica a Madrid, è salito in cattedra… Quali sono i casi che ha studiato?

«Ai miei studenti riporto sempre i casi italiani di Cogne e di Perugia. Ho analizzato per esempio i video con le testimonianze di Amanda Knox. È un caso scuola perché si vede bene che, quando le si chiede se abbia ucciso Meredith, lei dice “no” ma con il volto fa segno di “sì” e ripete la stessa incongruenza anche quando gli investigatori le domandano se era nella casa il giorno dell’assassinio. Oppure faccio ascoltare la voce di Annamaria Franzoni in un audio raccolto subito dopo la morte del figlio. Non c’è traccia di tristezza o rabbia per la perdita del proprio bambino».

Non è possibile pensare che ognuno abbia reazioni differenti davanti a un dolore così forte?

«Ci sono emozioni universali – la tristezza, la felicità, l’ira, la sorpresa, il disprezzo, la paura e il disgusto – a cui corrispondono alcune espressioni del viso. È stato provato che sono uguali per tutte le popolazioni e culture. Persino i ciechi hanno quelle espressioni pur non avendole apprese da nessuno. Ci sono vere e proprie strumentazioni, una si chiama Facs, per capire il grado di intensità di un’emozione. Analizzando video di testimonianze di presunti criminali vedo come reagiscono alle domande degli inquirenti, se e come manifestano emozioni, e di che tipo, quanto sono sinceri. Per esempio, non basta sorridere per manifestare felicità. Il sorriso vero, in termini tecnici, è un’unità di azione 6, che corrisponde ai lati della bocca alzati, gli zigomi sollevati e le zampe di gallina agli occhi. Non si può dissimulare».

E oggi in cosa consiste il suo lavoro?

«Tengo corsi sul comportamento non verbale al Master dell’Università di Madrid rivolti a professionisti: polizia, medici, esperti di marketing, giornalisti e faccio parte del Club de comunicación no verbal».

Esperti di marketing?

«Certo. L’analisi del comportamento non verbale è applicato in ambito investigativo ma non solo. Preparo i poliziotti a capire se si trovano davanti a un criminale che può diventare aggressivo, ma anche un medico a comprendere se il paziente è un malato immaginario, o un esperto di marketing a capire se interessa di più l’aspetto funzionale o emotivo di un prodotto, o ancora a un giornalista a leggere nelle pieghe del volto del suo intervistato. Spesso vengo chiamato per attività di coaching in aziende per formare gli addetti alla selezione del personale».

E ormai é una star della tv spagnola…

«I miei amici mi prendono in giro e dicono che sono un po’ la Roberta Bruzzone della tv spagnola. Mi hanno chiamato per analizzare alcuni crimini famosi ma anche durante le primarie del Partito socialista per vedere quali candidati erano più comunicativi: Pedro Sanchez batte tutti, è un po’ come il Matteo Renzi di Spagna. In questi giorni ho analizzato le capacità comunicative della nuova Regina di Spagna, Doña Letitia, per “El Confidential”. O ancora ho rivelato quali emozioni ha provato Cristiano Ronaldo quando ha ricevuto il pallone d’oro».

Be’ sarà stato contento Ronaldo…

«È curioso: si vede bene che il patron del Real Madrid, Florentino Pérez Rodríguez, gli dà la mano con il palmo aperto, un segno di resa e di fiducia, ma poi stringe la mano di Ronaldo girando il palmo e tirandolo a sé, un gesto di aggressione quasi a rimarcare chi ha il dominio della situazione. Ronaldo istintivamente coglie questo messaggio, gli stringe la mano ma gli dà anche una pacca sulla spalla come gesto di sfida».

A 25 anni ha bruciato le tappe, sarebbe stata la stessa cosa a Bergamo?

«Non saprei, in Spagna ho trovato la mia strada, è diventata una professione, e mi hanno dato tutti molta fiducia. Qui sono diventato piuttosto famoso per via delle apparizioni televisive e ho aperto un sito (rojoscurocasinegro.com) su questi studi. Sono in partenza per un congresso internazionale a Tenerife e sta nascendo una collaborazione con un analogo istituto dell’Università di Trieste. Il futuro poi si vedrà: chissà, magari sarà a Miami o in Sudamerica per approfondire ancor di più i miei studi».

BERGAMO SENZA CONFINI, IL PROGETTO

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