Chef a Minorca
e prima era ad Antigua

Dopo anni trascorsi in alcune delle località di mare più belle del mondo ora gestiste un piccolo staff di cuochi sull’isola di Minorca, alle Baleari, costruito chiamando alcuni ex compagni di scuola e offrendo così loro le stesse opportunità che lo avevano spinto a partire da Bergamo.

La storia di Luca Garbi, 24 anni, di Mozzo, è quella di tanti ragazzi italiani che sanno cogliere le opportunità incontrate anche casualmente lungo il proprio percorso, e che hanno saputo trasformarle in occasione di crescita, non solo professionale.

Luca si è diplomato all’Istituto alberghiero di San Pellegrino nel 2010 e due mesi dopo aver terminato gli studi ha ricevuto la proposta di un amico di partire per andare a lavorare come cuoco nelle isole di Antigua e Barbuda, nei Caraibi.

«Mi si è presentata una bella occasione – commenta Luca – e mi sono buttato. Conclusa la stagione estiva, sono rientrato in Italia ma, dopo sole due settimane, un altro amico mi ha proposto di raggiungerlo nell’isola di Las Palmas di Gran Canaria (nelle Isole Canarie, nell’Atlantico a Nord-Ovest dell’Africa ndr), dove ho lavorato per un anno. Questa è stata l’esperienza che mi ha fatto fare “il passo in più”, che mi ha fatto maturare sia professionalmente che nella mia vita personale. Nel ristorante in cui lavoravo, infatti, in cucina avevo un ruolo di responsabilità, ma soprattutto vivevo per la prima volta da solo. Terminato anche quest’anno sono rientrato di nuovo, ho passato un po’ di tempo in famiglia e ho inviato molti curricula, rimanendo sempre aperto all’opzione di tornare all’estero a lavorare».

Ed è di lì a poco che arriva l’opportunità più grande per Luca. L’ex proprietario di un locale di Bergamo aveva venduto l’attività e l’aveva trasferita da un anno a Ciutadella, una delle tre città presenti sull’isola di Minorca, nell’arcipelago delle Baleari (nel Mediterraneo a Sud della Spagna ndr). «Cercava un secondo cuoco per il suo bar-ristorante che offre specialità italiane – spiega Luca – e sono partito: era il febbraio 2013. Spiegare come sono arrivato alla posizione che ricopro oggi è semplice: un po’ di tempo dopo il mio arrivo lo chef ha lasciato il lavoro e io ho preso il suo posto».

Una posizione raggiunta passo passo, dunque, alle spalle la passione per la cucina e la voglia di fare nuove esperienze, e di fronte una clientela con una grande fame di cibo italiano, clientela sterminata proveniente da tutti i Paesi del mondo.

«Qui a Ciutadella ora gestisco la cucina del locale che si chiama “971” come il prefisso di Minorca: siamo aperti tutto il giorno e offriamo ogni genere di pasto all’italiana, dalla colazione fino alla cena. In particolare, prepariamo tutti i giorni pasta fresca, molto apprezzata dai clienti, che serviamo in primi piatti tradizionali come pastasciutta, ravioli e gnocchi. Ho un giorno libero alla settimana e soprattutto nei mesi estivi il lavoro è davvero intenso. Il periodo che va da dicembre a marzo è quello un po’ più tranquillo, perché ci sono meno turisti, quindi durante quei mesi mi sono preso le mie ferie. Ho scelto di viaggiare ancora. In Italia, ma anche nel resto d’Europa: sono andato a Parigi, Londra, Barcellona, Berlino. Sono stato anche a Rabat, in Marocco, dove vive uno dei miei cugini».

Luca ha già restituito l’opportunità che gli è stata offerta qualche anno fa: una volta diventato responsabile della cucina a Ciutadella, dato che gli serviva una mano tra i fornelli, ha richiamato due vecchi amici, coetanei, che avevano frequentato l’Alberghiero di San Pellegrino insieme a lui. Ivan aveva sempre lavorato in un locale vicino a casa. «Per me – commenta Luca – è importante nella nostra professione vedere come si lavora fuori dall’Italia. Sono contento che abbia accettato di venire qui, è stato coraggioso a spostarsi da una situazione più familiare, e vedo che sta già crescendo».

Davide, invece, si trovava già all’estero, in Svizzera: «Venendo qui – spiega Luca – ha preferito guadagnare un po’ meno, ma lavorare in un posto dove la vita sociale è un po’ più frizzante, dove uscito dal locale puoi fare nuove conoscenze e partecipare alla vita dell’isola. Entrambi sono contenti dell’esperienza fino a oggi maturata, e mi hanno già chiesto di tornare per la prossima stagione».

E così alle redini del locale c’è un trio italiano, anzi bergamasco. «Nel tempo trascorso qui abbiamo cercato di integrarci – commenta Luca – con gli abitanti di Ciutadella. Anche se non è facile, perché la mentalità locale è un po’ chiusa, ci è sembrato importante. Abbiamo inoltre deciso di restare aperti il più possibile, addirittura nei mesi di marzo e di novembre, che qui sono un po’ “morti”, anche per mostrare che la nostra attività non è il solito locale che apre solo per la stagione estiva, ma una realtà capace di essere un piccolo punto di riferimento sull’isola».

Nei piani futuri di Luca, però, c’è l’Italia. Non è scontato, molti giovani come lui partiti per l’estero si sentono ormai cittadini del mondo, e dicono che vivranno ancora per un bel po’ dove troveranno le giuste occasioni. Lui invece intende tornare, segno che l’Italia, a dispetto di quel che si sente sempre dire, è ancora il luogo dove gli italiani vogliono costruire il proprio futuro. Oltre al fatto che «a Bergamo c’è la mia famiglia, grande e unita, di cui ho bisogno», Luca dice che a lui piace pianificare il futuro.

Ma come può parlare di pianificazione uno che ha risposto alle prime chiamate che gli sono arrivate partendo senza certezze lontano dall’Italia? Eppure, le due cose non stanno per forza separate. Molti giovani come lui sono spesso troppo concentrati nella ricerca della pianificazione perfetta del loro percorso lavorativo dopo gli studi, ma la storia di Luca mostra come nella vita capita spesso che una grande ed entusiasmante opportunità non pianificata sorga all’improvviso, magari frutto di una precedente esperienza, per cui è importante cominciare. La sua storia mostra come per un giovane la pianificazione e i sogni costruiti passo passo, con fiducia, debbano convivere. L’importante, però, è avere sempre ben presente la trama di fondo, la direzione, l’obiettivo.

Per Luca il sogno è un’attività in Italia, nel Paese al top dell’enogastronomia e della cucina, per un altro giovane lo sguardo si poserà magari su Paesi che spiccano in altri settori. «Ho un piccolo piano – conclude infatti Luca –: fino a 28-29 anni mi piacerebbe lavorare ancora all’estero e viaggiare. In questi anni ho imparato lo spagnolo quasi come fosse la mia lingua madre, ma so poco il francese e vorrei perfezionare l’inglese. Mi piacerebbe andare a Londra, o a New York. Dopo tutto questo, però, voglio ritornare in Italia e iniziare una attività che sia totalmente mia. Insomma, ho un mio obiettivo, e il posto dove lo realizzerò so che sarà l’Italia».

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