Dopo Hong Kong, New York
col cotone made in Albino

Avrebbe potuto lavorare in un laboratorio, a fare ricerca sulle tinture e la resa dei colori sui tessuti, ma un giorno ha fatto la prima valigia della sua vita e se ne è andata a Londra a studiare l’inglese. La prima valigia di una lunga serie, alla scoperta di una passione che non l’ha più abbandonata. Anzi passioni: quella di scoprire il mondo, di imparare un nuovo mestiere, più commerciale, e di viaggiare per portarefuori dall’Italia il cotone più bello e pregiato, che altro non è che made in Bergamo.

Vittoria Mariani, 41 anni di Azzano San Paolo, da giugno vive a New York in un appartamento che profuma ancora di mobilio nuovo e che si affaccia sull’Hudson. Da settembre si occupa dell’ufficio commerciale della Grande Mela del Gruppo Albini, azienda bergamasca con sede ad Albino dove è approdata nel gennaio 2005: «Arrivavo da un’azienda che lavorava nell’ambito dei software per l’abbigliamento e io ero una responsabile tecnico-commerciale. Già in questa realtà avevo iniziato a viaggiare, grazie alla mia formazione umanistica oltre che tecnica: dopo l’Esperia, mi sono infatti laureata in Lingue».

Ad Albino Vittoria scopre cosa significa sviluppare la propria professionalità: lavorare, crescere nella formazione e accettare, oltre che affrontare, nuove sfide. «Ho iniziato dal back-office, addetta commerciale in ufficio per la clientela straniera, partendo dal mercato americano al quale mi sono dedicata per un anno» racconta. La prima sfida arriva con una telefonata: «Si era aperta una posizione come area manager dei Paesi dell’Est e inizio così ad occuparmi di quel mercato» spiega. Le valige si susseguono, avanti e indietro dall’Italia alla Romania, Bulgaria, fino alla Russia: «Tutta l’Europa dell’Est, per circa un anno: ho fatto la pendolare, mantenendo come base l’Italia, fino all’anno successivo in cui le tratte sono diventate più lunghe: la nuova posizione da ricoprire era nei Paesi del mercato asiatico, sei anni in cui ho visitato tutta l’Asia e l’Australia con tappe di 2 o 3 settimane all’estero».

Il lavoro era sempre lo stesso ma cresceva la responsabilità e la lontananza da casa: «Presentare le collezioni del Gruppo Albini, rafforzare il mercato preesistente e cercare nuovi clienti da sviluppare». Fino al 2013 Vittoria lavora da Melbourne a Sidney, da Shanghai a Pechino, da Tokyo ad Osaka, da Seul a Taiwan: «E poi in Vietnam e nelle Filippine, fino a quando è arrivata la proposta di trasferirmi, appunto nel marzo 2013, a Hong Kong, per occuparmi in loco dell’ufficio commerciale – racconta ancora Vittoria –. Ho fatto finta di pensarci qualche minuto, ma avevo già deciso: per me era una grande opportunità e responsabilità, ma avevo voglio di una nuova sfida. Sapevo anche che qui, come in tutto il mio percorso, sarei stata supportata dalla squadra Albini, dal direttore dell’ufficio commerciale di Shanghai e dai colleghi a casa. Il vantaggio di un “espatriato” Albini è che sa che non sarà solo».

Una sfida che dura quattro anni e mezzo: «Con me uno staff di otto persone, per lo più uomini e tutti cinesi: il lavoro per Albini in Asia è cresciuto negli ultimi anni e si è sviluppato anche grazie all’avvio di un importante progetto di distribuzione per il su misura: a Hong Kong gestiamo il taglio e la spedizione di tagli dei tessuti più pregiati destinati ai sarti più qualificati del Sud est asiatico». Ma non solo della sfera asiatica: «Hong Kong è un hub internazionale di grande respiro e continua crescita» spiega la bergamasca.

Una città di frontiera, Hong Kong, che Vittoria impara a conoscere e ad amare: «Cosmopolita, ad altissime densità, con un’integrazione non facile, dagli usi e le abitudini differentissime dalle nostre». Ma anche una città che sa offrire tutto: «Con una comunità di italiani molto vivace e unita» continua Vittoria che ha anche un aneddoto tutto bergamasco: «Ero a Bergamo per qualche giorno di pausa in Italia e stavo leggendo proprio L’Eco di Bergamo alla Marianna nella mia tradizionale e immancabile colazione in Città Alta quando sono a casa - racconta -. Era domenica e mi imbatto proprio nella pagina di un bergamasco senza confini che vive a Shanghai e commenta sul giornale: “Non ho mai visto un cinese lavorare come un bergamasco”. Ho iniziato a ridere data la mia esperienza in Oriente, ma soprattutto ho riso quando, ad un pranzo tra italiani, quel bergamasco era a tavola con me, a Hong Kong». Giacomo Carminati, bergamasco in Oriente per Gucci, e Vittoria, per Albini, a parlare di moda ma anche e soprattutto di Bergamo: «Una casualità e un bel ricordo, anche perché condivido l’affermazione di Giacomo e il gran lavoro che noi italiani, diciamo in questo caso bergamaschi, fanno all’estero». E anche ora, che Vittoria si gode il primo «vero inverno dopo 4 anni» nella Grande Mela, il lavoro è sempre intenso «e incredibilmente bellissimo» continua lei, donna entusiasta, positiva e tenace.

La telefonata è arrivata direttamente dal presidente Silvio Albini e lei ha accettato, ancora una volta: «Perchè è bellissimo credere in un progetto, lavorare in squadra, affrontare nuove sfide». Il lavoro a New York sarà sempre commerciale, in un mercato più affine a quello europeo e già ben consolidato, ma in grande espansione negli ultimi anni: «L’ufficio è stato aperto nel 2014, sempre da un collega italiano, e il lavoro negli Usa per la nostra azienda continua a crescere. Serviva quindi rafforzare la presenza diretta del Gruppo, l’immagine dell’Italia qui a New York, per un rapporto sempre più diretto con il cliente» spiega.

E certo, le mancano le passeggiate sulle Mura, il sapore delle brioches alla crema della Marianna la domenica mattina: «Ma anche le tradizioni, come Santa Lucia e le sue letterine colorate in via XX Settembre, la polenta e il coniglio della domenica a pranzo dalla mamma anche se ho il mio paiolo personale che mi porto ovunque io vada». E poi gli affetti: «La mia mamma, i miei fratelli, le cognate e i miei super quattro nipoti». Ma resta la sua passione irrefrenabile per una vita fatta di nuovi progetti e imprese: «Non potrei più rinunciare a vivere in una città multietnica e multiculturale, carica di vita, eventi , energia». Proprio come New York, nuova tappa di vita: «Finalmente un inverno vero dopo 4 anni di clima mite a Hong Kong – sorride –. Per me è la prima volta in questa città straordinaria che non dorme mai: sembra di vivere in un film, di essere già passati per queste strade, di aver già visto questi grattacieli – commenta la nuova avventura –. Come sempre mi sarà utile il mio pragmatismo, da bergamasca doc, con un pizzico di testardaggine, ma soprattutto con l’umiltà di chi fa qualcosa con passione. In noi bergamaschi in giro per il mondo scatta molto questo fattore: il senso del dovere e del lavorare duro per ottenere risultati». Che Vittoria si guadagna passo dopo passo, in un percorso che, a guardare indietro, è stato tutto in salita, con grande soddisfazione e voglia di dare il massimo: «Se in questo momento respiro l’aria pungente e vivo i colori di New York lo devo a un’azienda che ha creduto in me e mi ha permesso di provare a mettermi in gioco». Il Natale made in Usa? «No – sorride –, si torna a casa per Natale, con polenta e coniglio di mamma Carolina che mi aspettano. A 80 anni ha imparato a usare Skype, ma nei giorni di festa staremo insieme circondate dall’affetto della nostra famiglia».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per un anno l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA