Imprenditore di Bergamo
nel cuore dell’India

Quando, tutti i giorni, sai che difficilmente impiegherai meno di tre ore per percorrere in auto i 25 chilometri che servono per andare e tornare dal lavoro, e ti sembrerà una cosa normale, vorrà dire che quel posto, è davvero diventato casa tua. Visti i presupposti, non deve stupire se di Bergamo, a Piero Guizzetti, di primo acchito, non mancano né le Mura, né i casoncelli, ma il silenzio. Quello che sulle strade di Mumbai «viene rotto dai clacson in media una volta ogni due secondi». A 37 anni, Piero ha già avuto il tempo di vivere stabilmente in 4 continenti e da 11 anni abita in una città che ha quasi il doppio degli abitanti della Lombardia.

È lontano, «in un Paese – dice – che con il suo miliardo e 200 milioni di abitanti è come un continente e che pur essendo ancora poco sviluppato, corre alla velocità del 6-7% di crescita all’anno». Altri numeri, rispetto all’Italia, troppo diversi anche per fare dei paragoni. Piero Guizzetti ha scelto l’India nel 2006 per avviare una società tutta sua, la Value Prism Consulting, che si occupa di dare consulenza alle imprese italiane con la voglia di investire in India. Una decisione che Piero non ha preso puntando il dito a caso sul mappamondo. Fresco di un Master negli Stati Uniti, dov’era tornato dopo aver girato per il Senegal, la Mauritania, ancora gli States e il Giappone, Piero ha capito che l’India è uno dei pochi Stati al mondo in grado di offrire prospettive di lavoro a sé e a migliaia di aziende italiane, per almeno i prossimi 20 anni: «Presto l’India avrà un terzo della popolazione mondiale – dice ancora Piero – è uno dei Paesi in via di sviluppo con la crescita più solida, ma al contempo, rispetto per esempio alla Cina, è ancora indietro di almeno 20-30 anni. Mi è sembrato interessante scommettere su questo Stato per insediare la mia attività».

Un lavoro che non nasce dal nulla; Piero eredita infatti l’esperienza del padre, che dopo averlo portato con sé tra Panama e Costa Rica, dove agli inizi degli anni Ottanta ha lavorato come rappresentante della Comunità europea, lo ritrova a Tokyo e negli Stati Uniti, dove nel frattempo ha avviato proprio una società di consulenza per le imprese, e dove Piero si laurea nel 2003 in Economia e commercio e muove i primi passi nel mondo del lavoro. Insomma, una vita in giro per il mondo, con una sola pausa a Bergamo, neppure tanto breve, tra il 1986 e il 1990, quando Piero in attesa di raggiungere di nuovo il padre, vive con la mamma e la sorella. La strada di casa, però, Piero non l’ha mai persa, neppure oggi nella capitale economica indiana, dove la sua società dà lavoro a 11 dipendenti: «Resterò qui ancora per tanto tempo», ci assicura al telefono, parlando tre ore e mezzo più in là nella giornata, rispetto nostro fuso orario. «Quando ero ragazzo – racconta – passavo a Bergamo all’incirca 3-4 mesi l’anno. Oggi torno in Italia in media ogni due mesi, anche per lavoro, perché la mia società ha un “business development office” anche a Milano».

«Non ho imparato l’hindi»

Lui con l’inglese vive e lavora: ha studiato in America, si è fatto capire in Africa e in Giappone, e anche in India, se non fosse per la lingua di Shakespeare, non potrebbe probabilmente neppure fare il turista: «Un po’ mi vergogno – ammette – ma in undici anni non ho mai imparato l’hindi, che è la lingua ufficiale parlata in India. Qui però ognuno dei 29 Stati federali ha la sua lingua e neppure tra loro, spesso, si capirebbero, se non parlassero in inglese».

Tre secoli di dominazione sotto il regno di Sua Maestà hanno lasciato in eredità, oltre alla guida a sinistra, la possibilità di comunicare, una delle poche cose che riesce ad accomunare persone con storie, esperienze ed estrazione sociale molto diverse tra loro. Non a caso, l’India è il Paese delle «caste» per eccellenza, che nulla hanno a che vedere con quelle più moderne con le quali abbiamo a che fare qui in Italia.

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