In Norvegia diventerà
ingegnere idraulico

«Sono qui perché il mondo del lavoro mi chiede di diventare una candidata competitiva, proiettata all’internazionalizzazione e con una specializzazione che mi distingua dal resto del mercato generalista del lavoro». Il mercato chiede, e Debora Bardini, 23 anni, di Castione della Presolana risponde e lo fa con onestà: «Se avessi avuto buone probabilità di farmi strada restando in Italia, non sarei partita. Non è stata una fuga, ma una necessità».

«Hydropower development» alla Ntnu, l’Università di Trondheim, in Norvegia, è il corso scelto da Debora nel progetto di doppia laurea promosso dal Politecnico di Milano. Due anni di formazione altamente specializzata in ingegneria idraulica per acquisire competenze e know how da mettere al servizio delle aziende italiane. «L’idea è di tornare nel mio Paese, ma solo a condizioni adeguate. Realisticamente ho anche un piano B: fare un dottorato di ricerca qui, la Norvegia offre moltissime possibilità».

Catapultata sul fiordo da cartolina ad agosto scorso, dopo aver chiuso l’ultima sessione di esami del polo milanese, Debora supera la naturale fase di assestamento con l’aiuto dell’ottima organizzazione dell’università ospitante, ingrana la marcia ed entra a pieno nello stimolante sistema norvegese. «È molto diverso, qui le lezioni sono decisamente orientate sulla pratica. La teoria è ridotta al minimo e l’energia è costantemente proiettata sulle esercitazioni. Il senso è che prima devi provare da solo, volente o nolente devi metterti lì e ragionare, per forza. Poi ti danno una mano dove serve. Abituata alle lezioni teoriche così diffuse del Politecnico, il primo impatto è stato quasi uno shock. Non è per nulla un giudizio negativo sulla formazione che ho ricevuto, tutt’altro, solo che sono dovuta entrare in un altro sistema formativo e ora mi sono allineata, proprio grazie alle basi giuste acquisite in Italia».

La selezione per entrare nel programma di doppia laurea è stata dura, il politecnico, si sa, è un ambiente molto competitivo e stimolante. Dopo i tre anni in ingegneria civile e ambientale nel polo territoriale di Lecco, ha scelto la laurea magistrale in «Civil engineering» a Milano. Lì ha terminato il primo anno e ora la aspettano due anni alla Ntnu, alla fine dei quali sarà titolare di entrambe le lauree, sia italiana sia norvegese.

«Il corso è in lingua inglese ed è una classe piccola – racconta Debora –, siamo circa 15 studenti e io sono l’unica italiana. La maggior parte dei miei compagni arriva da paesi extraeuropei, Nepal, Ecuador, Costa Rica, Ghana, Iran e Cina. Credo che come me abbiano scelto “Hydropower development” perché offre una formazioni specialistica all’avanguardia e non un programma generale, come invece spesso accade. La Norvegia poi è una delle eccellenze mondiali nel campo idroelettrico e dell’energia verde e investe ogni anno moltissimi fondi nella ricerca. Quando mi hanno fatto entrare nel laboratorio di ingegneria idraulica sono rimasta a bocca aperta: 800 metri quadrati con strumenti di altissima tecnologia completamente a disposizione degli studenti. Strumenti che a Milano intravedevo solo nelle presentazioni in powerpoint qui te le mettono in mano perché a loro serve che tu impari ad usarle».

Un altro fattore degno di nota è la stretta relazione tra l’università e le principali aziende del paese. Quasi ogni settimana è previsto l’intervento di un imprenditore: «Loro sono onorati di entrare in aula per spiegarci il loro business plan, qual è la direzione che il mercato sta prendendo e di cosa c’è bisogno».

C’è una forte valorizzazione e un notevole investimento sugli studenti, che sono considerati risorse reali, da formare adeguatamente per poi essere impiegate a beneficio delle aziende e dell’economia del paese. «Va aggiunto – sottolinea Debora – che l’università è interamente gratuita, sia per i norvegesi sia per gli studenti stranieri, chiedono solo una tassa che si aggira intorno ai 50 euro a semestre e comprende anche tutto il materiale didattico. In più hai una serie di agevolazioni importanti, come l’accesso alla palestra, modernissima, attrezzata e a un prezzo davvero basso. Nello studentato gli appartamenti sono normalmente di quattro stanze singole con cucina e bagno in condivisione. Cambio coinquiline ogni semestre perché spesso arrivano qui per seguire il programma Erasmus ma mi accorgo che i legami nascono con facilità, probabilmente perché condividiamo le stesse difficoltà, accusiamo la lontananza da casa e viene naturale sostenerci a vicenda».

Debora sta giocando al meglio le sue carte, da bravo ingegnere getta basi solide per il suo futuro, accettando sfide e salti nel buio: dalla maturità classica al liceo di Lovere al mondo dell’ingegneria, forse influenzata dall’aria respirata in famiglia. «Tornassi indietro rifarei la stessa scelta, gli studi classici hanno aperto i miei orizzonti perché mi hanno permesso di acquisire una forma mentis utile per la vita. Prima di trasferirmi, Castione della Presolana mi sembrava noioso e senza stimoli da offrire. Adesso, visto da lontano, per me è il paese più bello del mondo, mi manca l’atmosfera, il senso di appartenenza alla mia piccola comunità, tutte quelle piccole cose che dai per scontate, finché non le hai più e solo allora ti accorgi del loro immenso valore. Molto di quello che sono lo devo in particolare a mio nonno, Benigno Tomasoni, che è venuto a mancare qualche giorno fa. Tra le tante cose è stato anche un imprenditore edile e la mia fonte d’ispirazione nelle scelte scolastiche, orientate all’obiettivo di lavorare un giorno nei cantieri, ma anche nella vita: spero di riuscire ad assomigliargli nei tratti di lui più caratteristici, ovvero inesauribile energia e inattaccabile onestà. Era una bella persona, ed è quello che voglio essere io da grande: una bella persona».

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