Lascio tutto
e vivo in barca a vela

«Perché ho deciso di mollare tutto e vivere in barca a vela? Perché è possibile, sono in molti a farlo e non serve essere ricchi. Quello che occorre è una forte capacità di adattamento». Per Elena Manighetti, 29 anni di Brembate di Sopra e Ryan, il suo ragazzo inglese, è quasi tutto pronto: il varo del «Gabbiano», di «Kittiwake», un catamarano «Heavenly twins» 26 piedi (8 metri circa) del 1977 è previsto da Falmouth in Cornovaglia in questi giorni e la rotta è segnata con destinazione Malta.

Un ruolo di responsabilità a Manchester con il piede sempre sull’acceleratore, la testa a mille e la netta percezione di non essere sulla strada giusta. «Stavo attraversando un periodo di stress fortissimo. Mi avevano promossa a capo dipartimento di marketing digitale, le cose non andavano bene e dovevo gestire un team di dieci persone. Otto di queste hanno dato le dimissioni nel giro di due settimane e i titolari avevano puntato tutto su di me per rilanciare l’azienda. Posso dire di avercela fatta, di aver creato una squadra di persone davvero fantastiche ma la pressione era insopportabile». È stato anche grazie ad un corso di «talent development», centrato appunto sullo sviluppo dei talenti, che Elena ha messo a fuoco il suo disagio, rivalutato le sue priorità, i valori, caricandosi di entusiasmo e determinazione.

«Io e Ryan abbiamo iniziato ad elaborare delle soluzioni per uscire dallo schema tradizionale e costruirci una quotidianità più in linea con la nostra natura e le nostre passioni: il viaggio, la semplicità, la vita all’aria aperta, lo sport e l’avventura. L’idea ci è balenata così, semplicemente vedendo una barca a vela dalla spiaggia durante una vacanza a Maiorca; abbiamo iniziato a fare delle ricerche scoprendo sul web che esistono diversi gruppi di persone, soprattutto negli Stati Uniti e in Australia, che condividono questo stile di vita. Abbiamo preso contatti, chiesto informazioni, approfondito le varie possibilità e poi, finalmente, abbiamo trovato la nostra Kittiwake, un catamarano ancora in splendida forma che ci è costato 9.500 sterline, meno di un auto nuova».

Già, perché su questo Elena e Ryan vogliono essere assolutamente chiari : «Non siamo benestanti, siamo due ragazzi normalissimi che hanno scelto di costruirsi una vita su misura e al di là del pensiero romantico e della sensazione di libertà, vivere in barca a vela non è un lusso, è un progetto realizzabile e noi ne siamo la prova, ma richiede molti compromessi. Il nostro programma è di vivere con circa 500 al mese lavorando un paio di giorni alla settimana. I soldi andranno principalmente per il cibo, anche se contiamo di pescare il più possibile, eviteremo le marine a meno che ci sia il mare in tempesta e ci adatteremo a tutto il resto; a vivere senza riscaldamento, senza acqua calda, in pochi metri quadri, concedendoci un paio di cene fuori al mese. Una vita frugale insomma, a cui siamo abituati da tempo».

Anche il lavoro è quello che già sanno fare, la differenza è che lo faranno da free-lance in mezzo al mare e non da impiegati in un ufficio. «Ho dato le dimissioni ad aprile lavorando negli ultimi tre mesi sette giorni su sette con l’obiettivo di crearmi un giro di aziende per le quali seguire il marketing digitale come libera professionista e le ho trovate, sia in Inghilterra che in Italia. Ryan invece ha lasciato il suo lavoro da ingegnere civile, metterà a profitto le abilità maturate in parallelo in questi anni, come grafico pubblicitario e video maker per il nostro sito web. Sarà lui poi a guidare la barca e a occuparsi della manutenzione perché è l’unico, per ora, ad avere la patente nautica».

Da Brembate di Sopra, i genitori di Elena, dopo alcuni iniziali timori più che comprensibili, hanno abbracciato la scelta della figlia e sono pronti a seguirne la rotta da lontano. «Li avevo già abituati ad una vita un po’ movimentata fatta di trasferte e cambiamenti – racconta Elena –. Dopo la laurea triennale in giornalismo all’Università Cattolica ho lavorato per circa un anno come giornalista a Bergamo, poi ho mollato con l’intenzione di iscrivermi a un master in Media Relations, ma avevo qualche mese libero così sono volata a Londra per migliorare il mio inglese. Ho fatto i soliti lavoretti per mantenermi, dopo due mesi la voglia di tornare non c’era ma volevo crescere professionalmente. Molto in dubbio sulle reali possibilità, mi sono candidata per un master , che in Inghilterra è accessibile anche a chi non ha una laurea magistrale, in sei università diverse. Con mia grande sorpresa mi hanno risposto positivamente tutte e sei e alla fine ho scelto l’Università di Bournemouth e mi sono trasferita a Poole, una piccola cittadina sul mare nella regione del Dorset. Superato il master sono tornata a Londra, ho incontrato Ryan e ho iniziato a lavorare in agenzie di comunicazione. La vita a Londra è carissima, la città ci stava stretta e noi coglievamo qualsiasi momento buono per scappare, cercare la natura e praticare gli sport che amiamo, come l’arrampicata».

Essere più vicini ai bergamaschi che vivono all’estero e raccogliere le loro esperienze in giro per il mondo: è per questo che è nato il progetto «Bergamo senza confini» promosso da «L’Eco di Bergamo» in collaborazione con la Fondazione della comunità bergamasca onlus. Per chi lo desidera è possibile ricevere gratuitamente per sei mesi l’edizione digitale del giornale e raccontare la propria storia. Per aderire scrivete a: [email protected].

© RIPRODUZIONE RISERVATA