Negli scavi di Sant'Agostino
riaffiora la chiesa medievale

Delle tombe si sapeva già: erano state rintracciate a suo tempo dall’architetto Sandro Angelini, autore di una prima campagna di studi negli anni Cinquanta. Ciò che però non si immaginava è che Sant’Agostino ne celasse così tante (finora ne sono state rintracciate 180), ma soprattutto che, accanto alle sepolture, potessero trovarsi reperti di epoca anteriore e del tutto inediti.

Il punto è stato fatto nei giorni scorsi, durante un sopralluogo, al quale hanno partecipato, oltre all’assessore ai Lavori Pubblici Alessio Saltarelli, anche Raffaella Poggiani Keller, sovrintendente per i beni archeologici della Lombardia, Maria Grazia Fortunati, ispettrice della stessa Sovrintendenza, i progettisti Marcello Sita e Amedeo Bellini, Gloria Capelli, presidente di Gea (la società che si sta occupando degli scavi archeologici), Giulio e Giorgio Pandini dell’omonima impresa a cui i lavori sono stati appaltati.

Quali sono dunque questi reperti? Si tratta innanzitutto, sul lato sud dell’edificio, di una porzione del muro della chiesa medievale, il cui perimetro era leggermente più contenuto rispetto all’attuale, che comprende anche le cappelle. Non solo: ancora più rilevante - nonostante i resti siano ancora oggetto di approfondimenti - sarebbe la struttura, anch’essa di origine altomedievale, emersa al centro dell’ex chiesa, nella parte più vicina all’ingresso.

«Probabilmente un oratorio», suggeriscono gli esperti, ma l’ipotesi è ancora tutta da verificare. «Bisogna effettuare ulteriori scavi - spiega Maria Grazia Fortunati -, ne potremo riparlare solo dopo le opportune valutazioni. Di certo è un ritrovamento importante che, associato alla scoperta delle tombe (per lo più risalenti a un periodo compreso tra il XV e il XVII secolo, anche se non ne mancano alcune di origine medievale, ndr) e di diversi oggetti al loro interno, offre uno spaccato di notevole interesse».

Al punto che il progetto, assieme agli scavi e alla ristrutturazione dell’edificio, potrebbe trovare un’appendice imprevista e felice: un piccolo museo. «Diciamo una sala antiquarium - precisa Maria Grazia Fortunati - dove esporre gli oggetti ritrovati nelle tombe e a volte, come nel caso di un bel capitello medievale e alcuni frammenti di intonaci dipinti, di origine antecedente alle stesse. Perché le sepolture, evidentemente, furono già scavate in passato e il materiale di riempimento ci regala oggi queste testimonianze. Non solo. Assieme all’architetto Sita e al professor Bellini si ipotizzava di completare l’allestimento con alcuni pannelli dedicati alla storia dell’edificio. Sarebbe estremamente utile, soprattutto nel caso in cui si riuscisse, come auspicato, a organizzare l’esposizione in uno spazio comunicante con l’ex chiesa».

A questo proposito la palla passa a Palafrizzoni: «Dovremo chiedere la disponibilità all’Università - aggiunge l’assessore Alessio Saltarelli - e considerati il tema culturale e la destinazione degli spazi su cui stiamo lavorando, che dovrebbero essere utilizzati per convegni e incontri, si tratterebbe di uno sviluppo coerente e ben organizzato. Per il momento però bisogna pensare a completare i lavori del primo lotto che riguardano il restauro della facciata, l’impianto di riscaldamento e il trattamento dell’aria. Non resterebbe che recuperare dipinti e affreschi, ma questo riguarderà inevitabilmente un secondo lotto».

I tempi? «Entro tre o quattro mesi - conclude il direttore dei lavori Marcello Sita - gli scavi dovrebbero essere terminati, dopodiché potremo partire con l’intervento sulla facciata e sulla copertura, proseguendo contemporaneamente con la progettazione esecutiva del riscaldamento che stiamo modificando anche in base ai risultati delle ricerche archeologiche. Il tutto richiederà almeno un anno: avremo da lavorare per tutto il 2010».

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