Fabio Asperti, due passioni
il pallone e le moto

«Fabio aveva molti amici. Era un bravo ragazzo e aveva una grande passione per il calcio. Timido con chi non conosceva, era invece espansivo con parenti e amici». A sentire il racconto di Natalina Cortinovis, la mamma di Fabio Asperti, colpiscono subito le molte caratteristiche che il figlio – 20 anni compiuti il 3 gennaio scorso – aveva in comune con una delle altre due vittime dello schianto di sabato notte a Comun Nuovo, Dario Bonacina. I due ragazzi erano grandi amici: lavoravano assieme, giocavano a calcio assieme e un tragico destino ha voluto che morissero assieme, la stessa sera.

Fabio Asperti viveva con la mamma, casalinga, il papà, Maurizio, impiegato in una ditta di Terno d'Isola, e il fratello maggiore Luca, di 23 anni, al primo piano di una palazzina di via Colleoni, nell'immediata periferia di Levate. Mentre Luca cerca qualche foto di Fabio in un mobile del salotto di casa, la mamma ricorda il figlio, ancora incredula per quello che è accaduto: «Era un ragazzo a posto, molto buono, anche ingenuo, se vogliamo, ma in senso buono».

Negli album di famiglia spiccano soprattutto foto di calcio, passione che Fabio accomunava col padre Maurizio, viceallenatore della squadra Juniores del Levate, nella quale militavano sia il figlio sia Dario Bonacina. In una foto della stagione 2003-2004 i due ragazzi sono ritratti ancora assieme, in quell'anno indossavano la maglia dell'Acov di Verdello, prima di tornare al Levate. «Amava il calcio come giocatore, ma anche come tifoso – racconta il fratello –: era milanista. Un'altra sua grande passione erano le motociclette: Fabio aveva anche una Mito Cagiva 125».

In una delle fotografie degli album di famiglia il ventenne è in sella a una moto di grossa cilindrata: l'immagine è stata scattata al Motorshow. «Oltre alle moto, era appassionato anche di auto – aggiunge mamma Natalina –: avendo saputo di recente che gli avrebbero confermato il lavoro alla Legatoria Bergamasca, aveva deciso di acquistare una Fiat Punto Abarth, la macchina che avrebbe sempre voluto avere. Anche nel suo lavoro era molto apprezzato: dopo aver iniziato proprio alla Legatoria come apprendista, aveva fatto una breve parentesi alla Tenaris Dalmine, per poi tornare di nuovo alla Legatoria, qui a Levate. Recentemente gli avevano appunto confermato l'assunzione, era molto felice di questo perché significava che quello che faceva era apprezzato. E anche noi in famiglia eravamo molto contenti».

Sabato sera Fabio era uscito dall'abitazione di via Colleoni alle nove e un quarto: «Io ero appena rientrato – ricorda il fratello Luca – e ci siamo salutati. Era tranquillissimo, come ogni sera. So che sarebbe andato al bar a incontrare gli amici, e poi probabilmente sarebbero andati in qualche locale». Luca non avrebbe mai immaginato che quella sarebbe stata l'ultima volta che incrociava lo sguardo di suo fratello Fabio.

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