Università: super nella ricerca
ma è a corto di finanziamenti

Un numero di iscritti raddoppiato in dieci anni, altrettanto dicasi del personale tecnico amministrativo, triplicato il numero dei docenti e dei ricercatori, tre volte più esteso il patrimonio immobiliare. L’Università degli studi di Bergamo è cresciuta, e parecchio, nell’ultimo decennio, in termini quantitativi (spazi, numero di studenti e personale) ma anche qualitativi se si pensa, solo per fare un esempio, che sono triplicate in poco meno di cinque anni le produzioni scientifiche, sono stati registrati 14 brevetti tra il 2008 e il 2009, è nato da poco il Centro per la gestione dell’Innovazione e del trasferimento tecnologico al Kilometro Rosso di Stezzano, il settimo centro di ricerca e di servizio di Ateneo.

L’unica voce rimasta pressoché stabile negli ultimi due anni è quella dei contributi provenienti dalla Stato (fondo ordinario) e l’orizzonte lascia intravedere addirittura la possibilità di un assottigliamento per il 2010. Come dire: il merito non si premia nel sistema Italia. Basta vedere un indice di riferimento che ci dice che mentre nel panorama nazionale gli studenti dell’ateneo orobico rappresentano lo 0,89% del totale dei giovani iscritti sul territorio italiano all’università, i finanziamenti dallo Stato per l’Università degli studi di Bergamo sono solo lo 0,50% del totale dei finanziamenti distribuiti in Italia.

È questa la fotografia che emerge dalla brochure, dal titolo «La nostra università», realizzata dall’Università degli studi di Bergamo, e che verrà distribuita lunedì mattina in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Una produzione fresca di stampa che dice quello che l’ateneo è in questo momento, in un’operazione trasparenza nei confronti di studenti e famiglie voluta dal nuovo rettore Stefano Paleari. Una carrellata di dati e informazioni a 360° che rappresentano la cornice in cui inserire la relazione del rettore attesa domani al Teatro Donizetti: una relazione sullo stato dell’università bergamasca e italiana ma anche di più ampio respiro sul valore educativo della formazione per la nostra società.

Inedita la location: l’inaugurazione si terrà infatti al Teatro Donizetti, a partire dalle 16,30. Già prenotati un migliaio di posti con la presenza di oltre 200 autorità (tra cui il sindaco Franco Tentorio con tutta la Giunta, il presidente della Provincia, Ettore Pirovano e quello della Regione Lombardia, Roberto Formigoni), una dozzina di rettori provenienti da tutta Italia, più di 300 docenti, oltre 170 dipendenti del settore amministrativo, quasi 200 studenti con le loro famiglie. L’evento, in diretta su Bergamo Tv, sarà allietato anche da performance musicali e teatrali.

Una bella realtà, così definisce il rettore Paleari, l’Università degli Studi di Bergamo, impegnata nel «far emergere il talento che è in ognuno degli studenti» grazie a un approccio di saperi e di discipline (sei le facoltà presenti, 15 corsi di laurea triennale, 17 specialistica e magistrale, uno a ciclo unico, 11 master, 14 dottorati di ricerca e sette Centri di ricerca e di formazione d’Ateneo. «È una grande opportunità – sostiene Paleari, affiancato nel governo dell’ateneo da nove prorettori – che aiuta a vivere nelle diversità che caratterizzano il mondo di oggi. Siamo un’istituzione che promuove con le altre istituzioni un dialogo sempre più costruttivo e dinamico. Sebbene i nostri docenti provengano da importanti esperienze internazionali e i nostri docenti da varie province italiane e non, ci sentiamo integrati nella nostra città e nel nostro territorio».

Gli studenti iscritti quest’anno sono 15.415, con un sensibile aumento rispetto all’anno precedente (in cui erano 15.244). Un dato raddoppiato negli ultimi dieci anni: nel 2000 gli studenti iscritti infatti erano 8.066. Nell’ultimo anno si sono laureati 2.312 giovani. A disposizione degli studenti 339 docenti e ricercatori, 231 dipendenti del settore tecnico e amministrativo. Anche gli spazi si sono notevolmente ampliati con un patrimonio immobiliare di proprietà dell’ateneo di 41.970 metri quadrati sulle sedi di Bergamo e di Dalmine oltre ad altri 19.643 metri quadri a disposizione dell’ateneo in città, a Dalmine e Treviglio.

«Non prevediamo nuove espansioni - afferma il direttore amministrativo Giuseppe Giovanelli -: i prossimi cantieri saranno aperti nel 2011 con il recupero dell’Ex Enel a Dalmine e poi del secondo lotto del Collegio Baroni dal 2012». L’Università di Bergamo è cresciuta non solo in termini di spazi e di studenti: interessante notare che si sta qualificando sempre di più nell’ambito della ricerca scientifica. I dipartimenti e i centri di ricerca hanno prodotto infatti oltre un migliaio di studi: 1.054 contro i 386 del 2004 e 829 del 2007. Nell’ultimo anno sono stati anche pubblicati 72 libri, docenti e ricercatori hanno contribuito a costruire 315 capitoli di libro, hanno scritto 354 articoli su rivista, 69 curatele, partecipato a 241 convegni e sono stati siglati 14 brevetti. Sette, si diceva, i centri di ricerca, di cui l’ultimo all’interno del Kilometro Rosso di Stezzano, il Gitt, Centro per la Gestione dell’innovazione e del trasferimento tecnologico. La nota dolente sono invece i contributi dallo Stato: l’Università di Bergamo mette nero su bianco il consuntivo 2008 e il preconsuntivo 2009.

«Per essere estremamente sintetici - osserva il direttore amministrativo - le risorse sono in calo e le spese in aumento. Le spese in aumento sono per la gestione delle strutture acquisite e per l’adeguamento del costo del personale. Non stiamo dunque prevedendo ulteriori espansioni e le assunzioni sono auspicabili ma bloccate. Non abbiamo aumentato le tasse per il momento e anche i contributi statali sono rimasti pressoché costanti. Quello che abbiamo perduto dal fondo ordinario del ministero lo abbiamo guadagnato attraverso i nuovi criteri che nel fondo straordinario hanno premiato il merito. Ma il prossimo hanno ci sarà un ulteriore assottigliamento delle risorse del fondo ordinario che incideranno anche su Bergamo. L’intero sistema perderà nel complesso 250 milioni di euro». «Purtroppo l’Università di Bergamo - conclude Giovanelli - resta fortemente penalizzata nel sistema Italia: del totale dei finanziamenti provenienti dallo Stato noi percepiamo lo 0,50%, nonostante assorbiamo lo 0,89% degli studenti italiani».
 Elena Catalfamo

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