Lucciole e voodoo, «maman»
condannata a 7 anni e mezzo

Condannata a sette anni e mezzo per sfruttamento della prostituzione, assolta per riti magici e riduzione in schiavitù. Felicia Igbinigun, nigeriana di 42 anni, fino a poco tempo fa residente a Lallio, era accusata di essere una «maman», sospettata di ricattare con riti voodoo le ragazze che avrebbe fatto prostituire. Ed era finita a processo davanti alla corte d’assise con accuse pesantissime: riduzione in schiavitù, tratta di persone e sfruttamento della prostituzione. Dalle prime due è stata assolta. La terza, lo sfruttamento della prostituzione, le è invece costata una condanna a sette anni e mezzo.

Il fratello della donna, Godspower Igbinigun, 29 anni, residente a Branzi e anch’egli difeso dall’avvocato Cristina Pizzocaro, è stato assolto da tutte le accuse. Il caso era esploso nel marzo del 2007, quando la nigeriana era stata arrestata dai carabinieri della compagnia di Treviglio. Secondo le contestazioni, la presunta «maman» avrebbe ingannato giovani nigeriane, facendole arrivare in Italia dietro la promessa di un lavoro onesto. Per questo «viaggio della speranza», sempre secondo le accuse, Felicia Igbinigun avrebbe preteso 2.500 euro.

Secondo le contestazioni sarebbero state 14 le ragazze gestite dalla donna, aiutata - sempre stando agli inquirenti - dal fratello. Alle giovani, una volta giunte in Italia via Parigi, veniva sottratto il passaporto. Mandate a prostituirsi sulle strade della Bergamasca, sarebbero state tacitate con percosse e minacce. Fra queste ultime, sempre secondo l’accusa, c’erano i riti voodoo che la donna avrebbe minacciato di compiere nei confronti delle ragazze e dei loro parenti.
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