No al razzismo, 1.500 in presidio
Fim: più immigrati nel sindacato

Il ruolo del delegato sindacale è centrale per l'integrazione dei lavoratori e dei cittadini immigrati. Bisogna dare più spazio all'interno del mondo sindacale stesso, e del lavoro in generale, agli immigrati per favorire una vera integrazione, anche a costo di fare della «discriminazione positiva», ovvero di spingere e favorire l'immigrato al ruolo di delegato. Se ne è parlato all'Hotel Palace di Zingonia, dove lunedì la Fim-Cisl di Bergamo ha organizzato il primo consiglio direttivo interamente dedicato al tema dell'immigrazione, proprio in occasione della giornata «24 ore senza di noi», meglio nota come lo sciopero dei migranti del primo marzo.

«Non c'è scuola migliore del sindacato – ha detto Isilda Armando, responsabile del progetto immigrati della Fim Lombardia nato nel 2008 – per formare leader che lavorano per tutti, stranieri e italiani». «All'interno della categoria dei metalmeccanici non si poteva più ignorare il fenomeno dell'immigrazione e delegarlo all'Anolf – ha proseguito -. I migranti rappresentano più del 10% a livello lombardo e più del 20% a livello bergamasco. Puntiamo sui delegati sindacali immigrati per creare dei leader positivi per le comunità di appartenenza e perché l'integrazione passa per la rappresentanza all'interno del sindacato stesso». Sono 38 i delegati Fim immigrati nella bergamasca, circa il 5% del totale.

Il 1° marzo è stata l'occasione per un altro incontro, «Zingonia in Facoltà», promosso da alcuni docenti dell'ateneo bergamasco. Un'iniziativa particolare, perché è stata promossa dai docenti ma a intervenire è stato chiamato chi sta vivendo da dentro la complessa vicenda di Zingonia. Al tavolo, dunque, un neolaureato in sociologia che ha scritto la sua tesi proprio su Zingonia, un rappresentante dell'associazione «Sgrignapola», che da tempo segue le intricate vicende dei palazzoni a cui è stata recentemente tagliata l'acqua, e una documentarista indipendente, che su Zingonia sta girando un documentario.

In serata, la manifestazione pacifica promossa dal Comitato 1° Marzo e dalla Rete 28 Marzo a Bergamo, che ha visto in piazza circa mille e cinquecento persone.

Non solo stranieri, ma anche numerosi italiani hanno sfilato per il centro di Bergamo: con partenza da piazza Matteotti, il corteo ha percorso via Tasso, per giungere di fronte alla Prefettura e ritornare infine davanti al Comune.

Stop al razzismo, più diritti e meno discriminazione: questo lo slogan che riassume le richieste degli immigrati.



Il Comitato del Gruppo 1° marzo di Bergamo ha letto pubblicamente una lettera aperta rivolta al Prefetto di Bergamo, in cui si chiede di rispettare i tempi previsti dalla legge per il rinnovo del permesso di soggiorno, il riconoscimento dello stato di rifugiato politico e la garanzia del rispetto dei diritti fondamentali dell'uomo.

Accanto al diritto di cittadinanza per i bambini nati e cresciuti in Italia, gli stranieri che, a microfono aperto, sono intervenuti durante la manifestazione, chiedono di essere riconosciuti innanzitutto come persone, non solo come forza lavoro o addirittura come merce.

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