Stezzano, arriva il saldo:
rientra la protesta degli operai

Lasciati senza stipendio dall'azienda che li aveva assunti per un lavoro eseguito mesi fa, tre operai hanno scelto la strada della protesta plateale per richiamare l'attenzione sul loro problema. Intorno alle 8 di lunedì, a Stezzano, due di loro - si tratta di fratelli di origine egiziana -  si sono cosparsi di benzina, mentre un terzo fratello si è arrampicato in cima a una gru.

Da qui avrebbe ha minacciato di buttarsi se non fosse arrivato l'atteso pagamento: i soldi sono stati consegnati, in contanti, intorno a mezzogiorno di oggi, e poco dopo anche l'operaio sulla gru è sceso a terra.

Teatro della protesta un cantiere edile di via Santuario, che si trova non lontano dall'albergo Art & Hotel. Sul posto sono subito accorsi i carabinieri di Stezzano e la polizia locale del paese: i lavoratori che hanno inscenato la protesta, secondo le informazioni raccolte dai militari, erano stati incaricati da un'azienda di Sirmione di eseguire lavori di intonacatura in un altro cantiere.

Il cantiere sotto accusa infatti non era quello in cui è stata inscenata la protesta di oggi: i lavori erano stati eseguiti per la ditta di Sirmione, che era stata a sua volta incaricata da un'azienda di Brescia, alla quale i lavori erano stati affidati in subappalto da un'impresa edile di Dalmine.

Per quel lavoro - hanno spiegato ai carabinieri i due fratelli rimasti a terra, che sono stati subito fatti cambiare d'abito per eliminare ogni traccia di benzina - erano stati pagati 5 mila euro, ma ne mancano all'appello altri 5 mila. Un pagamento atteso, secondo i fratelli, di almeno tre mesi.

I negoziati si sono dunque conclusi per il meglio grazie alla consegna di quanto i tre fratelli reclamavano: l'operaio dalla cima della gru è sceso praticamente subito. Poi gli egiziani sono stati accompagnati alla caserma dei carabinieri di Stezzano per gli accertamenti e i necessari verbali.

«Quello che è successo a Stezzano è la dimostrazione che la crisi è grave e che i lavoratori sono preoccupati per l'enorme distanza della politica dai problemi reali, dalle bollette, dalla rate del mutuo, dai costi di una famiglia con figli che in un paese responsabile sarebbero governati dagli enti locali, dai comuni e dalle province. Stezzano è la condanna drammatica e inevitabile delle colpe del comportamento delle banche e di alcuni imprenditori che fino a ieri vantavano utili da petrolieri e oggi, piangendo come i coccodrilli, improvvisamente non pagano gli stipendi dei lavoratori». Gabriele Mazzoleni, segretario generale della Filca Cisl Bergamo, commenta così la vicenda dei tre fratelli egiziani che a Stezzano protestano per il mancato pagamento per il loro lavoro in un'impresa edile.

«La vicenda di Stezzano - commenta Angelo Chiari, segretario generale della Fillea cgil di Bergamo - è solo l'ultimo ed eclatante episodio di una situazione nient'affatto eccezionale né unica. Si tratta di una tendenza ormai diffusa quella di non corrispondere per mesi consecutivi gli stipendi in un momento di crisi profonda anche dell'edilizia. Una tendenza che sta coinvolgendo centinaia di lavoratori e di imprese che non vengono pagate dai committenti in provincia di Bergamo. Il fatto che i tre lavoratori egiziani fossero impiegati in nero, come sembra ormai accertato, dimostra ancora una volta i confini labili di un settore dove resta difficile fare le cose in regola. Per fare chiarezza su questa vicenda, in Fillea-Cgil abbiamo svolto ricerche con grande fatica per capire in che modo questi lavoratori fossero stati inquadrati contrattualmente: le difficoltà nell'ottenere informazioni certe dimostra come manchino trasparenza e controlli nelle catene dei sub-appalti. Si tratta di scatole cinesi, dove le responsabilità vengono scaricate non si sa dove e a farne le spese sono spesso i lavoratori. Fra l'altro, l'impresa bresciana coinvolta, che ha numerosi appalti in provincia di Bergamo, non ha, ad oggi, aperto alcuna posizione presso nessuna delle due casse edili di Bergamo. Questo ci sembra, quantomeno, poco corretto, anche di fronte alle norme contrattuali nazionali e territoriali. Siamo sempre più convinti, man mano che la crisi diventa più dura, che le imprese furbe che non rispettano la legge e i contratti vadano espulse dal sistema produttivo edile: c'è infatti il rischio che siano proprio queste a superare la crisi, grazie a stratagemmi e scorciatoie. Quando ci sarà la ripresa, quale sarà, altrimenti, la qualità delle imprese con cui ci dovremo confrontare?».

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