Disabili: «Vinta una battaglia
ma dobbiamo vincere la guerra»

«Abbiamo vinto una battaglia, non la guerra»: è il commento espresso da Sergio Palazzo del Coordinamento bergamasco per l'integrazione che meglio sintetizza le reazioni di associazioni di persone con disabilità, sindacati e cittadini che si sono ritrovati mercoledì 7 luglio davanti alla Prefettura in via Tasso per un presidio di protesta contro la manovra finanziaria, mentre a Roma nella mattinata si è svolta la manifestazione indetta da Fand (Federazione associazioni nazionali delle persone con disabilità) e Fish (Federazione italiana per il superamento dell'handicap).

La conferma dello stralcio dei provvedimenti per la restrizione dell'indennità di accompagnamento e dell'innalzamento della percentuale di invalidità per l'assegno (da 74% a 85%) è arrivata alle 13, nonostante già da martedì sera fosse stato annunciato il passo indietro della commissione Bilancio presieduta da Antonio Azzollini.

«Sappiamo che in commissione c'è stato scontro - dichiara Giovanni Manzoni, presidente provinciale Fand, che era a Roma -, inoltre la discussione è stata sospesa per una questione più urgente, lasciando sotto il sole a 40 gradi migliaia di persone disabili. Rimane l'amaro in bocca per come la politica possa arrivare a pensare certi provvedimenti».

A manifestare la propria solidarietà ai bergamaschi a Roma sono giunti i parlamentari Idv Antonio Di Pietro, Gabriele Cimadoro e Sergio Piffari, oltre al deputato del Pd Giovanni Sanga, che commenta: «Mi sono commosso nel vedere tante persone giunte a chiedere il riconoscimento dei propri diritti; è stata per me una lezione di vita e potrebbe esserlo anche per chi è al governo, se si rendesse conto di cosa stava per compiere».

In contatto con il gruppo bergamasco a Roma anche la senatrice Pdl Alessandra Gallone, che intende rassicurare le associazioni: «Confermo che nulla cambia rispetto alle percentuali minime per ottenere l'assegno di invalidità e l'indennità di accompagnamento». La senatrice si dice rammaricata che rappresentanti delle associazioni abbiano dovuto sobbarcarsi la fatica di un viaggio fino a Roma per rivendicare diritti che dovrebbero essere intoccabili» difendendo comunque il lavoro della commissione: «Si sta lavorando molto. Stamattina in commissione è stato soppresso l'articolo. La novità è l'aumento dei controlli per smascherare i falsi invalidi».

A Bergamo si valuta positivamente la manifestazione per rivendicare i diritti delle persone con disabilità: «Le associazioni hanno dimostrato di sapersi mobilitare ed essere unite», afferma Edvige Invernici del Forum delle associazioni di volontariato socio-sanitarie bergamasche, che ha incontrato insieme a Palazzo il viceprefetto Sergio Pomponio.

Al presidio il Pd con i consiglieri regionali Matteo Rossi e Maurizio Martina: «Dal punto di vista sociale e culturale oltre che politico - così sostengono entrambi in un comunicato – vogliamo denunciare con forza l'odioso tentativo di giocare a far cassa sulla pelle degli ultimi e dei più deboli da parte di chi non sa rinunciare a nessuno dei suoi privilegi». Così come i tre sindacati Cgil-Cisl-Uil rappresentati da Orazio Amboni (Cgil) e Pierangelo Mariani (Cisl), per i quali rimane la preoccupazione che comunque i tagli a Regioni ed Enti locali ricadano sulle famiglie. «È odioso il messaggio che è passato: i disabili sono parassiti» aggiunge Amboni.

Per Rocco Artifoni, del Comitato per l'abolizione delle barriere architettoniche, «la mobilitazione è servita, ma rimane ancora il problema dei condoni ai falsi invalidi: dovrebbero essere scoperti e costretti a restituire ciò a cui non hanno diritto».

In via Tasso oltre a coloro che vivono in prima persona la disabilità sono giunti anche i genitori. «È triste essere qui oggi per ottenere un diritto costituzionale, per chiedere quello che dovrebbe essere dato spontaneamente», dice un padre suggerendo che i tagli dovrebbero essere fatti sugli sprechi veri.

«È faticoso per un genitore mendicare un servizio. Manca una reale politica sociale di inclusione sociale» aggiunge Sauro Plebani del Cbi. Ed un altro padre lancia una provocazione: «Non dovremmo protestare, ma chiedere un posto in istituto per i nostri figli. A 350 euro al giorno forse capirebbero quanto le famiglie in realtà facciano».
 Laura Arnoldi

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