La scarsa convinzione dei «prof»
affossa la scuola «internazionale»

La scuola «internazionale», che organizza iniziative di scambio, insegna molte lingue, incoraggia i propri studenti a studiare all'estero, non è la norma: l'iniziativa per i soggiorni all'estero parte dalle famiglie e la scuola - se non ostacola apertamente il distacco dal sacro programma annuale - subisce passiva. Per i presidi, la scarsa convinzione degli insegnanti e la difficoltà a trovare i finanziamenti sono i principali ostacoli a una maggior internazionalizzazione dell'apprendimento.

I dati escono dal secondo rapporto dell'Osservatorio nazionale sull'internazionalizzazione delle scuole (istituito da Fondazione Intercultura con il supporto di Fondazione Telecom) realizzato dall'Ipsos e presentato ieri a Milano alla presenza del direttore scolastico regionale Giuseppe Colosio.

La ricerca sarà presentata anche a Bergamo da Intercultura il 30 settembre (istituto Quarenghi, ore 16,30) in collaborazione con Ufficio scolastico e Drils (Documentazione ricerca insegnamento lingua straniere).

«L'esperienza internazionale e la conoscenza delle lingue – osserva Mietta Rodeschini, vicepresidente di Fondazione Intercultura – sono oggi fondamentali, non solo per i liceali, ma direi soprattutto per gli studenti che entrano presto nel mondo del lavoro e che spesso si trovano mandati dalle aziende in giro per il mondo».

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