I tre trevigliesi morti sotto la neve
martedì il rientro delle salme

Rientreranno entro martedì a Treviglio le salme di Enzo Riganti, Giuseppe Parigi e Angelo Lazzarini. La città si sta già organizzando per preparare una cerimonia unica per i tre amici che hanno perso la vita sabato, travolti da una valanga al passo del Mortirolo.

Rientreranno entro martedì a Treviglio, dalla camera mortuaria dell'ospedale bresciano di Edolo, le salme di Enzo Riganti, Giuseppe Parigi e Angelo Lazzarini. La città si sta già organizzando per preparare una cerimonia unica per i tre amici che hanno perso la vita sabato, travolti da una valanga al passo del Mortirolo. Il rito sarà celebrato nella basilica di san Martino.

Per Enzo Riganti, 62 anni, Giuseppe Parigi, 47, e Angelo Lazzarini, 68, tutti e tre di Treviglio, la passione per la montagna si è trasformata in una tragedia che li ha tenuti insieme fino alla morte. I soccorritori hanno raccontato di averli trovati sepolti, a pochi metri uno dall'altro: due sotto circa un metro di neve e vicinissimi, il terzo a circa sette metri di distanza.

La valanga di neve li ha travolti sui monti sopra Edolo e per loro non c'è stato scampo: sono morti per i traumi e le lesioni riportate. Soltanto un altro amico che era con loro si è salvato, ed è stato lui a lanciare l'allarme.

La ricostruzione di quanto avvenuto in alta Valle Camonica resta ancora frammentaria. I quattro amici avevano scelto, come meta per la loro ciaspolata, la zona del Mortirolo, montagna che divide la provincia di Brescia da quella di Sondrio e che è particolarmente conosciuta e amata dai ciclisti.

Riganti, Parigi e Lazzarini - tutti e tre iscritti al Cai di Treviglio - erano partiti con il loro amico e, dopo aver percorso tutta la strada statale 42, erano arrivati a Edolo, dove avevano parcheggiato la loro macchina. Da qui si erano incamminati per raggiungere la località Motto della Scala.

Per i tre di Treviglio la camminata con le ciaspole prometteva scenari mozzafiato. Con loro c'era anche un altro amico, che non aveva ai piedi le ciaspole ma solo degli scarponi da trekking. Si era incamminato con loro ma, sprofondando nella neve, li aveva presto persi di vista. Attorno alle 15, però, si è accorto che davanti a lui non vedeva più nessuno e che dalla montagna si era staccata una valanga di neve.

Quando ha capito cosa poteva essere successo, ha fatto immediatamente dietrofront ed è tornato di corsa verso Edolo. Ha incontrato una casa e, visto che era senza cellulare, ha chiesto di poter telefonare per lanciare l'allarme: erano quasi le 16. Nel giro di pochi minuti si è mobilitato il Soccorso alpino: i tecnici e i volontari della Quinta delegazione bresciana si sono dati appuntamento alla stazione di Edolo e da qui sono stati trasportati dalle eliambulanze del 118 di Brescia e di Sondrio sulla montagna dove si era staccata la valanga.

Una volta scesi dagli elicotteri, si sono mossi con gli sci ai piedi oppure utilizzando delle motoslitte. Nel giro di un'ora, verso le 17, hanno ritrovato le prime due persone, ma le loro condizioni erano subito apparse disperate: i medici avevano provveduto immediatamente a intubarle mettendo in atto le procedure per contrastare l'ipotermia, ma non ce l'hanno fatta a salvargli la vita.

Poco dopo le 18 è stata individuata anche la terza vittima, estratta dalla neve già deceduta. Dopo è iniziata la lenta discesa verso l'ospedale di Edolo dove, nella camera mortuaria, sono state ricomposte le tre salme.

Maggiori dettagli su L'Eco di Bergamo del 29 novembre

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