Daniel è stato stroncato dal freddo:
il 20enne già morto da una settimana

Daniel Busetti era già morto da una settimana: la conferma arriverà dall'autopsia, ma secondo quanto hanno raccontato i responsabili delle ricerche il 20enne muratore di Martinengo è stato ucciso dal freddo già martedì o mercoledì scorso. Il corpo senza vita è stato trovato a circa 500 metri dal punto in cui erano state ritrovate le sue scarpe, lungo la sponda del torrente Chiusella a Baldissero Canavese, in provincia di Torino.

Si tratta di una zona particolarmente impervia e scoscesa: Daniel era riuscito, pur senza scarpe, a raggiungere il fondo del canalone e aveva trovato rifugio dietro a una grande pietra. Si era rannicchiato lì, cercando di ripararsi dal freddo. Ma quando è calata la notte, il suo corpo non ha retto: è andato in ipotermia e, alla fine, il cuore si è fermato.

Lo hanno trovato così, ancora rannicchiato dietro alla grande pietra, grazie alla segnalazione di due pescatori che si erano avventurati fino in quel punto. Nessun segno di cadute o di violenza. Daniel semplicemente si è spento, travolto dal terrore di aver causato una strage nell'incidente stradale nel quale era rimasto coinvolto. Un incidente che invece aveva registrato solo feriti lievi.


Daniel Busetti era già morto da una settimana: la conferma arriverà dall'autopsia, ma secondo quanto hanno raccontato i responsabili delle ricerche il 20enne muratore di Martinengo è stato ucciso dal freddo già martedì o mercoledì scorso. Il corpo senza vita è stato trovato a circa 500 metri dal punto in cui erano state ritrovate le sue scarpe, lungo la sponda del torrente Chiusella a Baldissero Canavese, in provincia di Torino.

Si tratta di una zona particolarmente impervia e scoscesa: Daniel era riuscito, pur senza scarpe, a raggiungere il fondo del canalone e aveva trovato rifugio dietro a una grande pietra. Si era rannicchiato lì, cercando di ripararsi dal freddo. Ma quando è calata la notte, il suo corpo non ha retto: è andato in ipotermia e, alla fine, il cuore si è fermato.

Lo hanno trovato così, ancora rannicchiato dietro alla grande pietra, grazie alla segnalazione di due pescatori che si erano avventurati fino in quel punto. Nessun segno di cadute o di violenza. Daniel semplicemente si è spento, travolto dal terrore di aver causato una strage nell'incidente stradale nel quale era rimasto coinvolto. Un incidente che invece aveva registrato solo feriti lievi.

Il ritrovamento e il dolore straziante del papà
Il cadavere è stato trovato martedì pomeriggio dai Saf e dalle unità cinofile dei vigili del fuoco nel torrente Chiusella a Baldissero Canavese, in Piemonte, dopo che due pescatori avevano dato l'allarme.

Il cadavere di Daniel Busetti si trovava in una zona isolata, in un anfratto del torrente Chiusella: è stato recuperato e trasportato con l'elicottero in una radura, dove è stato riconosciuto dal padre, Pasquale, sconvolto perché nutriva ancora speranze di riabbracciare vivo il figlio, e dal fratello che, inseieme al pafre, lo sta cercando in quella zona da giorni. 

Sul posto i carabinieri della Compagnia di Ivrea, la Protezione civile e i vigili del fuoco, rimasti in contatto con la Procura della Repubblica di Ivrea per decidere modalità e tempi di rimozione del cadavere, poi trasportato all'ospedale di Cuorgné.

Daniel era scalzo e senza giubbotto. Scarpe e giubbotto, così come i calzini, erano stati ritrovati nei giorni scorsi nel bosco. Il ventenne indossava soltanto una camicia e un paio di jeans. Il vescovo di Ivrea, Arrigo Miglio, ha raggiunto il luogo in cui è stato trovato il corpo per benedire la salma.

«È una tragedia che non riusciamo a spiegarci»: un parente di Daniel Busetti commenta così la tragica notizia della morte del giovane bergamasco. «Davvero non riusciamo a capire» aggiunge un cugino di Daniel mentre si prepara ad assistere la madre del ragazzo che ha avuto da poco la notizia più grave.

La comunità spirituale Damanhur, a Baldissero Canavese, ha offerto - come già nei giorni scorsi - ospitalità ai familiari di Daniel Busetti, mettendo a loro disposizione le chiavi della foresteria. «Per noi - ha detto "Formica Coriandolo", la responsabile della comunicazione della comunità - è un momento molto triste. Ci aspettavamo che questa storia finisse in un modo diverso e meno penoso».

Giorno per giorno, ecco cosa era successo
Sabato 19 febbraio - Lo schianto a Cavernago
Daniel Busetti esce in auto dalla sua casa di Martinengo alle 21,15 per raggiungere con un amico la «Locanda», un locale di Cavernago. Un quarto d'ora dopo, a un incrocio lungo la Soncinese, l'Alfa Mito del giovane si schianta con una Saab. Daniel è illeso e non ci sono feriti gravi, ma il giovane si spaventa e fugge via a piedi. Alle 21,46 scrive un sms a un'amica: «Ho fatto un incidente mega galattico. Ti amo. Addio». Poi scompare.

Domenica 20 febbraio - Partono le ricerche
Già nella nottata di sabato i carabinieri e i genitori di Daniel iniziano a cercarlo in tutta la zona, ma senza risultati. Si teme che il ragazzo possa aver compiuto un gesto tragico o essersi sentito male. Domenica mattina scattano ricerche più ampie: coi carabinieri di Calcinate entrano in campo un centinaio di volontari di diverse Protezioni civili della Bergamasca, i sommozzatori volontari di Treviglio, otto cani della sezione cinofila di Fiorano al Serio e cinque della Croce Bianca di Bergamo, oltre alla polizia provinciale e agli alpini del gruppo di Martinengo. In volo anche l'elicottero dell'Arma. Fino al tramonto viene battuto il territorio tra Ghisalba, Cavernago e Calcinate: purtroppo tutti i tentativi di trovare Daniel si rivelano vani, sebbene durante i controlli il suo cellulare risulti essere agganciato a una cella telefonica del territorio di Calcinate.

Lunedì 21 febbraio - «L'abbiamo visto a Romano»
La famiglia Busetti viene contattata telefonicamente da due coniugi che raccontano di aver visto domenica sera Daniel a Romano di Lombardia. Alle 20, secondo la segnalazione, la coppia stava passando in auto lungo l'ex statale Soncinese e ha visto il ragazzo sul ciglio della strada, schivandolo per poco. Al momento dell'avvistamento i due coniugi non sanno ancora che quel ragazzo è Daniel Busetti e che è scomparso: lunedì, quando vedono la sua fotografia sul giornale, la collegano con quanto hanno visto la sera prima e decidono di contattare il numero di telefono pubblicato nell'articolo. Dopo la segnalazione le ricerche convergono sulla zona di Romano, ma anche questi tentativi danno esito negativo.

Lunedì 21 febbraio - Medicato all'ospedale di Ivrea
Lunedì mattina Daniel Busetti viene avvistato a Ivrea, in provincia di Torino, dove forse è arrivato in treno domenica sera o lunedì stesso. Il giovane si presenta al pronto soccorso della città piemontese per farsi medicare alcune ferite non gravi, probabilmente le stesse contusioni che aveva riportato nell'incidente di sabato sera. Dopo le cure scompare, ma viene visto la sera stessa in una zona boschiva: sono i carabinieri e il padre a notarlo, cercano di chiamarlo e di tranquillizzarlo, ma lui scavalca una recinzione e scappa nella boscaglia. Inizia una vasta battuta di ricerca un tutta la zona, fino a Baldissero Canavese, dove il ragazzo parla con due operatori della comunità «Damanhur», dicendo che vuole tornare a casa. Prima che possano avvicinarlo, però, il giovane scappa di nuovo e fa perdere le sue tracce nei boschi della zona.

Lunedì 21 febbraio - L'appello della mamma
Mentre il papà, il fratello e alcuni zii di Daniel continuano le ricerche a Ivrea, la mamma Elena lancia un appello: «Daniel, torna a casa, ti aspettiamo, non devi temere nulla, non è accaduto niente di irreparabile e se pensi che siamo arrabbiati ti sbagli. Cerca di farti vivo, così staremo meglio tutti». Si associa all'appello della madre di Daniel anche Daniela Pedroni, amica delle tre donne ferite nell'incidente: «Torna a casa, i tuoi familiari ti aspettano con tutto il bene che gli vogliono». Viene lasciato del cibo nei boschi per consentire a Daniel di rifocillarsi.

Martedì 22 febbraio - Trovati gli scarponi e il giubbotto
Proseguono le ricerche nei boschi di Baldissero Canavese con le unità cinofile, a cui vengono fatti annusare dei vestiti di Daniel prelevati dall'abitazione di Martinengo. Daniel viene visto da un equipaggio della Croce Rossa di Castellamonte, a cui sfugge per poche decine di metri. I volontari poco dopo ritrovano il giubbotto e gli scarponcini di Daniel nel greto di un torrente. La zona è tappezzata di manifesti, appelli, fotografie: «Daniel torna a casa». Ma lui è sempre in fuga.

Venerdì 25 febbraio - Ricerche in borghese
Si decide di cercare Daniel in borghese per non spaventare ulteriormente il ragazzo, choccato per l'incidente. Sono affissi dappertutto manifesti con un messaggio tranquillizzante in cui si spiega che nell'incidente ci sono stati soltanto feriti lievi e lui deve stare soltanto tranquillo. Ma l'appello si rivela inutile.

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