Yara, una testimone ad Ambivere:
«Vidi un furgone e sentii urlare»

C'è un'altra testimonianza nel caso della scomparsa di Yara Gambirasio. È il racconto di una donna di Ambivere e che, due giorni dopo la scomparsa di Yara, si è presentata dagli inquirenti. Il 26 novembre avrebbe visto passare davanti a casa sua un furgone bianco e avrebbe sentito gridare una voce di ragazza.

C'è un'altra testimonianza nel caso della scomparsa di Yara Gambirasio. Una testimonianza della prima ora, rimasta a lungo nell'ombra, ma a cui gli inquirenti hanno dato peso, cercando tutti i riscontri del caso (sebbene finora senza gli esiti sperati). È il racconto di una donna che abita ad Ambivere e che, due giorni dopo la scomparsa di Yara, si è presentata dagli inquirenti. La signora, quel venerdì in cui la tredicenne di Brembate Sopra sparì nel nulla, in un orario compatibile con il rapimento della tredicenne avrebbe visto passare davanti a casa sua un furgone bianco, di vecchio modello, e avrebbe sentito gridare una voce di ragazza.

L'identità della donna è coperta dal più stretto riserbo. La testimone abita nella zona di via Giovanni XXIII, non distante dalla chiesa parrocchiale di San Zenone, ad Ambivere. Quel maledetto venerdì sera, 26 novembre 2010, la donna verso le 19 si trovava nel cortile di casa sua, dove era scesa per gettare la spazzatura. All'improvviso sentì un grido, la voce le parve essere quella di una ragazza, e notò passare un furgone bianco, un vecchio modello. La domenica, 28 novembre, quando la notizia della sparizione di Yara divenne di dominio pubblico, la donna ripensò a quella circostanza e si recò dai carabinieri per testimoniare. Gli inquirenti hanno preso seriamente il suo racconto, ritenuto plausibile – almeno in quella fase delle indagini, se non ancora oggi – per un altro motivo. Via Papa Giovanni XXIII ad Ambivere dista infatti soltanto un chilometro da un altro luogo per parecchio tempo al centro delle indagini: il cantiere ex Sobea di Mapello.

Alcuni abitanti della zona furono sentiti per verificare se anche altri, fra loro, avessero sentito le grida, oppure notato il furgone, le sue caratteristiche o, ancor meglio, un numero di targa. Furono acquisiti anche i filmati delle telecamere a circuito chiuso di una villa. Pare però che le registrazioni non siano risultate utili, perché gli occhi elettronici puntano sulla proprietà e non verso la strada.

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 5 marzo

© RIPRODUZIONE RISERVATA