Celadina, il rione che cresce
Tanti giovani e integrazione

È una parte di città che si rinnova, che cambia, un quartiere che ringiovanisce. Non accade di frequente a Bergamo: in questi vent'anni a Celadina il numero di giovani è cresciuto, il livello degli anziani sopra i sessantacinque anni si è abbassato.

È una parte di città che si rinnova, che cambia, un quartiere che ringiovanisce. Non accade di frequente a Bergamo: in questi vent'anni a Celadina il numero di giovani è cresciuto, il livello degli anziani sopra i sessantacinque anni si è abbassato.

Spiega il parroco, don Mario Carminati, a Celadina dal 2005: «Da quando sono arrivato il numero di abitanti è salito notevolmente, in sei anni il quartiere è cresciuto di quasi duemila persone, siamo passati da sei a circa ottomila abitanti».

L'oratorio di Celadina ricorda quello di San Tomaso de' Calvi, è ampio, offre campi di calcio, calcetto e pallavolo, giochi per i bambini, con tanto di relitto di galeone. C'è persino il forno a legna per la pizza. Ogni pomeriggio viene invaso da ragazzini, mamme, nonni, bambini. Come avviene per altri quartieri, appare come il centro della vita sociale della zona.

Continua don Mario: «È un quartiere variegato, un quartiere nato sessant'anni fa con l'edilizia popolare per ospitare cittadini bergamaschi, tanti immigrati dal meridione, profughi di Istria e Dalmazia e anche profughi del Polesine».

L'accoglienza fa parte del Dna originario del rione. Negli ultimi anni sono arrivate famiglie di ceto medio che hanno preso alloggio nelle case nuove, ma anche famiglie povere, soprattutto di immigrati; molti di loro abitano nella zona di via Monte Grigna, una delle più vecchie e a rischio degrado.

I servizi oggi nel quartiere non mancano, dal centro anziani al centro giovanile, ai due nidi, due materne, le scuole elementari... Emergenze ce ne sono, certo, per alcune famiglie italiane e per molte straniere. Ogni mercoledì la San Vincenzo della parrocchia distribuisce le borse con gli alimenti ad almeno quaranta-cinquanta famiglie.

Leggi di più su L'Eco di giovedì 1° dicembre

© RIPRODUZIONE RISERVATA