I difensori: carte della Locatelli a posto
Accusa: a Calcinate solo per i documenti

«Nessun giro bolla, le intercettazioni degli inquirenti si riferivano a movimenti di materiale già trattato e ormai privo della qualifica di rifiuto». Parole dell'avvocato Marina Zalin, difensore di Giovanni Battista Pagani, Walter Rocca e Bartolomeo Gregori.

«Nessun giro bolla, le intercettazioni degli inquirenti si riferivano a movimenti di materiale già trattato e ormai privo della qualifica di rifiuto». Parole dell'avvocato Marina Zalin, difensore di Giovanni Battista Pagani (il braccio destro di Pierluca Locatelli), Walter Rocca (responsabile dell'impianto di trattamento dei rifiuti di Calcinate, località Biancinella), e Bartolomeo Gregori (responsabile della logistica per il gruppo Locatelli).

Secondo chi indaga, sotto la Brebemi sarebbero spesso finite non materie prime secondarie (Mps), come previsto dal contratto di fornitura, bensì rifiuti non trattati. Per gli inquirenti, anziché giungere alla Biancinella per scaricare la merce da trattare e ripartire con i carichi di Mps «pulite» da riversare nel sottofondo della Brebemi, i camionisti della Locatelli effettuavano solo brevi soste alla Biancinella, durante le quali si limitavano a cambiare i documenti di trasporto.

Pagani, Rocca e Gregori sono comparsi davanti al gip per l'interrogatorio di garanzia. «I miei assistiti - conferma l'avvocato Zalin - hanno evidenziato come tutti i materiali in uscita dall'impianto di Biancinella venivano trattati secondo quanto prescritto dall'autorizzazione. Nessun giro bolla - sostiene il legale - è stato mai effettuato. Le intercettazioni si riferivano a movimenti di materiale già trattato e ormai privo della qualifica di rifiuto, che la ditta Locatelli acquistava dalla Portamb, corredato dalla necessaria documentazione di analisi, e rivendeva, allegando a sua volta le medesime analisi, a Brebemi».

«A riprova della regolarità delle operazioni - conclude Zalin - nessuna contestazione formale è mai stata mossa dal consorzio (Bbm, general contractor di Brebemi, ndr) che non ha mai rifiutato il materiale fornito».

Lamentele - seppur informali - erano invece state avanzate dai tecnici del consorzio Bbm. Lo ritengono gli investigatori sulla scorta delle intercettazioni telefoniche. È il 31 maggio quando un tecnico di cantiere della Bbm telefona a Bartolomeo Gregori: «Ho notato che qui sulla scoria c'è parecchio ferro, come mai?», chiede il tecnico, che aggiunge: «E c'è anche molta più parte bianca, sai che ogni tanto ci sono quelle palline bianche...». Lo stesso giorno Gregori riferisce a Walter Rocca le lamentele ricevute. Nella conversazione - sostengono gli inquirenti – si apprende che il materiale conferito in Brebemi proveniva non dall'impianto di Biancinella, ma dalla Portamb di Mazzano.

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