«I sequestratori con il kalashnikov
ma io sono scappato dall'auto»

Gruppi armati che tentano il sequestro, la fuga dall'auto in corsa. Sembra un film, invece è il racconto dell'incubo vissuto ad Asaba, nel delta del Niger, da Renzo Galvagni, l'ingegnere di 66 anni, bergamasco d'adozione, che è sfuggito a un tentativo di rapimento.

Gruppi armati che tentano il sequestro, la fuga dall'auto in corsa, un rocambolesco inseguimento. Sembra un film, invece è il racconto dei momenti da incubo vissuti ad Asaba, nel delta del Niger, da Renzo Galvagni, l'ingegnere di 66 anni, bergamasco d'adozione, che giovedì 8 marzo è sfuggito a un tentativo di rapimento.

Una disavventura per fortuna a lieto fine, tanto che il professionista è già tornato al suo lavoro, in quella Nigeria dove da otto anni si occupa di montaggi elettrostrumentali e di messa in servizio impianti per conto di una compagnia del settore del gas e del petrolio.

L'accaduto gli ha lasciato in eredità una certa irritazione, qualche escoriazione e una scorta di due «mopol», agenti della Mobile Police del Paese. Per il resto la vita di Galvagni è tornata a scorrere come prima, e per ora non intende lasciare la Nigeria.

Certo, il ricordo dello spavento vissuto resta nitido. Gli assalti all'uomo, residente a Colognola, sono stati due: prima, nella zona dell'ufficio, «un gruppo di persone (erano in quattro) mi ha rubato due pc portatili e ha provato a caricarmi in macchina, senza riuscirci: avevano pistole artigianali, hanno sparato ma non c'erano i pallini», ricorda Galvagni.

Sfuggito al blitz, l'italiano è andato alla polizia a raccontare l'accaduto, per poi spostarsi alla «guest house» dove alloggiava. Ma il peggio doveva ancora venire: «Quando sono uscito, un'altra macchina ha cercato di tagliarmi la strada. Io ci sono andato addosso e non sono riuscito a infilare la retromarcia, così due persone armate di kalashnikov mi hanno sfasciato i vetri dello Hilux (un veicolo Toyota, ndr) e mi hanno tirato fuori. Uno s'è messo alla guida del mio stesso mezzo, e l'altro è salito dietro con me».

Un terzo malvivente è tornato al volante dell'auto della banda, danneggiata dall'urto. Così, l'ingegnere si è trovato sul sedile posteriore con un solo guardiano, e, grazie alla prontezza di riflessi, è riuscito a fuggire: «Ho sbloccato la serratura, e alla curva di immissione sulla strada principale, sono riuscito a saltare giù».

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