Giulia Gabrieli e il suo inno alla vita
Un giardino ora ha il suo nome

La sua storia è un inno alla vita. Giulia Gabrieli il 19 agosto «è volata in cielo» come dicono i suoi genitori. Proprio loro hanno parlato nella scuola - la Palazzolo di Bergamo - che Giulia ha frequentato per 8 anni. Qui le è stato intitolato il giardino.

Giulia ti guarda dritta negli occhi. Sorride e poi alza lo sguardo verso il cielo. È bella, di una bellezza intensa e vitale. La sua storia è un inno alla vita. Stiamo parlando di Giulia Gabrieli che lo scorso 19 agosto, a 14 anni, «è volata in cielo» come ripetono sempre mamma Sara e papà Antonio. La parola «morte» non è mai stata usata nella serata dedicata alla ragazza all'Istituto scolastico Palazzolo di Bergamo. Qui lunedì sera 2 aprile è stato proiettato un video che Giulia ha realizzato lo scorso giugno e sempre qui martedì mattina 3 aprile le è stato dedicato il giardino della scuola: ora si chiamerà «Il giardino magico di Giulia» dove è stato piantato anche un Prunus Pendula, albero dai fiori rosa che lei tanto amava.

Al centro della serata una video testimonianza: «Volevo offrire a Giulia qualcosa che le permettesse di raccontarsi – spiega papà Antonio -. Il libro non era ancora terminato e quando le abbiamo proposto di girare un video lei ha subito accettato. A due condizioni: voleva una giornata di sole e realizzarlo nello spazio verde del Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano a cui era molto legata». E qui Giulia, piedi scalzi sopra un plaid a scacchi e rosario sempre al collo, si racconta e risponde alle domande di Fabio Finazzi, amico e giornalista. Parte dalla malattia e la spiega con una semplicità disarmante: «L'ho scoperta il 1° agosto del 2009 – racconta nel video-testimonianza -. Mi sono accorta da un giorno all'altro che una mano si era gonfiata: avevo un sarcoma». Giulia è questo: parla a più non posso, ti guarda dritto negli occhi e ti racconta di quanto è bella la sua vita. Che lei paragona a un giardino perfetto: «Ma a un certo punto cambia tutto – spiega – e arriva la malattia». Che lei vuole intensamente raccontare: «La gente ha paura – commenta -, ma a me parlarne fa bene, mi serve per sfogarmi e per sensibilizzare gli altri: non avrei mai creduto che ci fosse così tanta gente che soffre». E il suo pensiero va ai bambini malati, per i quali prega il Signore: «A volte le dicevo di pregare un po' anche per se stessa – sorride mamma Sara -, ma il primo pensiero di Giulia era sempre comunque rivolto al prossimo». Gli altri e il desiderio di vivere intensamente l'attimo: «La malattia la sto vivendo come un impegno da cresimanda – diceva -: voglio vivere al meglio l'attimo. Il Signore mi sta chiedendo questo». Lei chiedeva «la grazia al Signore, ma se questa era la sua volontà», ben consapevole di essere a un bivio: «Guarire o andare nell'aldilà – dice con trasparenza nel video -. Non mi dispiace nessuna delle due opzioni: mi spiacerebbe partire solo perché ho tanti progetti da realizzare».

E tutto gira attorno a quel «gancio in mezzo al cielo» che le dà speranza, titolo del suo libro e del video, e stralcio della canzone di Claudio Baglioni «Strada facendo». «"Strada facendo vedrai che non sei più da solo" – canta Giulia -. Queste parole mi danno speranza, leggerezza». E donano amore a chi Giulia l'ha conosciuta di persona e chi la sta scoprendo attraverso la testimonianza dei suoi genitori, amici ma anche attraverso il libro, un caso letterario nella Bergamasca. Amore, tra l'altro, è una parola che torna spesso nel video della ragazza: «Tutto sta nell'amore – racconta -. Io provo amore nel parlare, provo serenità, allegria. Dio è amore – sorride -, è un modo per chiamare il Signore e dall'amore si genera la vita che è la cosa più bella». L'amore che Giulia prova per Davide, suo fratello minore, per le sue cugine, l'amica del cuore Chiara, e l'amore delle tante persone che l'hanno accompagnata nella sua intensa ma breve esistenza, dalle insegnanti della scuola Savoia a quelle della scuola in ospedale, fino ai medici «supereroi» come lei sempre li definiva e la beata Chiara Luce Badano: «Per me è come una sorella – spiega Giulia –, è una stella cometa che mi porta da Gesù. Le sue canzoni mi danno forza: “corri corri, brilla brilla – canta Giulia -. Dimmi che non c'è nulla da temere”». E con quelle parole una 14enne sa spiazzare una sala gremita di adulti, lasciandoli attoniti, scaldando loro il cuore: «Mi sono sentita anche io abbandonata da Dio – racconta sempre nel video -. Stavo male, lui poteva compiere il miracolo ma stava a guardare. Poi don Luigi mi ha detto: non sarà come la storia di quel brasiliano?». Don Luigi Carminati è stato la guida spirituale di Giulia e un giorno le racconta che «quando sulla spiaggia le orme da 4 diventano due, nei momenti più bui della vita, è perché è il Signore che ci porta in braccio». E Giulia si illumina: «Io non mi sentivo presa in braccio, ma mi sbagliavo – racconta -. Quando sono stata a Padova da Sant'Antonio ero disperata, ma una donna che non conoscevo mi si è avvicinata e mi ha detto: “Devi essere forte, vai avanti che ce la fai”». Poi Giulia sospira e sorride: «Aveva ragione don Luigi, era stato il Signore a portarmi in braccio».

Parole di speranza che Giulia ha donato fino all'ultimo giorno: «Sono felice per chi ha iniziato a pregare anche grazie a me – racconta -. Vuol dire che hanno teso la mano al Signore: poi ci penserà lui a prendergli tutto il braccio”. Perché, e questo è il più grande messaggio di Giulia al prossimo: “per ognuno di noi c'è un gancio in mezzo al cielo"». Poi il video finisce con un sorriso: Giulia si toglie la parrucca, ride e la lancia verso l'alto nel cielo blu”.

«Incontrare Giulia, anche dopo la sua partenza, fa questo effetto – racconta papà Antonio -. Fa piangere, fa sorridere, fa venire voglia di coccolare i nostri figli, per poi scoprire che sono loro che coccolano noi». Le testimonianze di quella che è stata una serata di ricordi dal sapore familiare è costellata da aneddoti ed emozioni: «Giulia ha vissuto 8 anni della sua vita alla scuola Palazzolo – racconta la direttrice Savina Algeri - e la sua esistenza ci spiega che nella vita abbiamo bisogno di ganci. Giulia è un nostro gancio , per imparare a vivere con semplicità, insieme agli altri». Poi ci sono le maestre della scuola d'infanzia: Cristina Gandolfi che ricorda le sue ruote in giardino, quando si preoccupava che il fratellino Davide non sudasse, ma anche la sua forza nel testimoniare la fede: «Giulia ci invita a riflettere che niente è impossibile se lo si desidera veramente, perché i desideri profondi sono la voce dell'anima». Commuove anche Chiara Agostinelli, altra insegnate di Giulia nella scuola dell'infanzia: «La ricordo con una canzone che dice: “Ognuno di noi ha la sua strada da fare/prendi un respiro ma poi/tu non smettere di camminare” – racconta –. Giulia era una bambina che sapeva stupirsi ed emozionarsi, dolce e sempre attenta agli altri». Poi la sua insegnante di quinta elementare: «Curiosa e appassionata, è lei ad avermi insegnato molte cose – spiega Daniela Spoldi -: riusciva a rendere le persone se stesse, ma nel modo migliore». Facendo della sofferenza un inno alla vita: «Accoglieva la malattia, non la accettava – spiega don Luigi –. Diceva sempre: “La nostra vita è adesso, non domani. Dobbiamo impegnarci per costruire un mondo migliore ora, così che il domani possa essere migliore». Nel giardino magico di Giulia, martedì mattina i bambini hanno cantato a squarciagola: «Tu sei il cielo chiaro dopo la paura». Giulia, secondo papà Antonio e mamma Sara, avrebbe sorriso felice nel vedere questo spazio verde a lei dedicato. «Ci ha lasciato un grande messaggio, proprio per tutti questi bambini - ha detto Antonio -: quello di avere sempre la capacità di spiccare il volo».

Fabiana Tinaglia

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