Meno incidenti con le Zone 30
Ma restano ancora molti dubbi

Ventidue novembre 2004. A Monterosso parte il cantiere per la prima Zona 30 di Bergamo. Una svolta che sulla carta dovrebbe significare innanzitutto una riduzione della velocità e quindi una maggiore sicurezza stradale. COn qualche ombra e difetto.

Ventidue novembre 2004. In via Leonardo da Vinci, Monterosso, parte il cantiere per la prima Zona 30 di Bergamo. Una svolta che sulla carta dovrebbe significare innanzitutto una riduzione della velocità e quindi una maggiore sicurezza stradale, ma anche percorsi ciclopedonali protetti e un arredo urbano in grado di valorizzare e rendere più vivibili le aree cittadine a maggior vocazione residenziale. Missione compiuta? Sette anni e mezzo dopo, con otto Zone 30 già realizzate (oltre a Monterosso, Redona, Campagnola, Longuelo, Colognola, San Tomaso de' Calvi, Boccaleone, Grumello del Piano) e altre quattro in programma da qui al 2014 (Malpensata, Villaggio degli Sposi, via Moroni e Celadina), abbiamo voluto fare il punto della situazione. Risultato? Luci e ombre. Con l'impressione che le seconde siano più delle prime. Perché se i dati parlano chiaramente di una riduzione dell'incidentalità, le Zone 30 non sembrerebbero aver affrontato fino in fondo le necessita da cui muovevano. 

La prima Zona 30 è stata istituita a Monterosso, tra viale Giulio Cesare e piazza Pacati, vie adiacenti comprese. All'inizio tanti mal di pancia, anche per un impatto sul piano estetico non certo indolore. Poi, poco alla volta, l'apprezzamento, grazie ai risultati. Oggi resta aperta la questione della sosta selvaggia soprattutto attorno a piazza Pacati, dove nelle ore di punta, la presenza di due istituti scolastici contribuisce a rendere la situazione particolarmente critica.

Per conoscere nel dettaglio pro e contro di tutte le Zone 30 di Bergamo leggi L'Eco di Bergamo del 16 aprile

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