Forte rischio valanghe sulle Orobie
In aiuto arriva anche il cane Klaus

Resta alto il rischio valanghe sulle Orobie, che in questo fine settimana sarà tra 3 (marcato) e 4 (forte) su una scala da 1 a 5. Per questo motivo all'elibase del 118 di Orio al Serio c'è un tecnico in più: si tratta del border collie Klaus.

Resta alto il rischio valanghe sulle Orobie, che in questo fine settimana sarà tra 3 (marcato) e 4 (forte) su una scala da 1 a 5. Per questo motivo all'elibase del 118 di Orio al Serio c'è un tecnico in più, in servizio solo in caso di interventi specifici: si tratta di Klaus, un border collie bianco e marrone che insieme al suo conduttore Maurizio Piffari è pronto a salire sull'elicottero per salvare sciatori e alpinisti.

«Ci vogliono due anni e due brevetti per addestrare un cane al soccorso valanghe – spiega Piffari dell'Ucv (Unità cani valanga) della sesta delegazione orobica del Soccorso alpino speleo fluviale –. Da cuccioli imparano prima a trovare il conduttore che si nasconde dietro alberi o cespugli, poi nelle buche coperte dalla neve, poi insieme al conduttore si nasconde un'altra persona che il cane deve imparare a fiutare, tenendo il muso a terra e non in alto. Infine imparerà a cercare qualsiasi persona sotto la neve, ricevendo sempre un premio per il suo ritrovamento: per l'animale questo dev'essere un gioco e non si deve stressare». Le razze più adatte per questo genere di ricerche sono pastore tedesco, border collie, golden retriver, labrador, ma anche meticci e cani da pastore in genere.

Quest'inverno, particolarmente mite, non ha impegnato Klaus sulle nostre montagne, ma il pericolo sta arrivando adesso, con le prime giornate calde di primavera: «Gli appassionati di montagna, complice il ponte del 1° maggio e il sole, hanno voglia di sfogarsi – commenta Piffari, che è anche rifugista e conosce molto bene le Orobie –. È però necessario stare particolarmente attenti e consultare sempre il bollettino valanghe prima di mettersi in marcia. Bisogna inoltre informarsi con il Cai sui rifugi aperti, ma attenzione: se il rifugio è aperto non vuol dire in automatico che il sentiero per arrivarci sia sicuro».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 29 aprile

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