La coca da Milano ad Antegnate
E la cupola festeggia «Da Vittorio»

Uno spacciatore che cerca droga da «rivendere ai suoi numerosi abituali clienti» e il capo di una delle cosche di 'ndrangheta più potenti in Lombardia che vende pure grossi carichi di cocaina. È un altro dei legami sull'asse Milano-Bergamo.

Uno spacciatore che cerca droga da «rivendere ai suoi numerosi abituali clienti» e il capo di una delle cosche di 'ndrangheta più potenti in Lombardia che, tra i suoi vari interessi, vende pure grossi carichi di cocaina. È questo un altro dei legami tracciati sull'asse Milano-Bergamo dalle motivazioni, da poco depositate, della sentenza del maxi-processo milanese che ha inflitto, lo scorso novembre, 110 condanne ad altrettanti presunti boss arrestati nell'operazione «Infinito» del luglio 2010.

Per non parlare poi del matrimonio proprio del nipote di quel boss che è stato festeggiaton con un pranzo in un ristorante cittadino, alla presenza dei «pezzi grossi» di altre famiglie calabresi. È il febbraio del 2008 – ricostruisce il giudice Roberto Arnaldi in un passaggio delle oltre 900 pagine della sentenza – e Mario Niglia, che vive ad Antegnate, è «alla ricerca» di cocaina «da poter rivendere» ai suoi «clienti». Fa una telefonata e chiede se «il bar è aperto» e «alla risposta affermativa» dice, sempre intercettato, che allora è il caso di chiamare «Sandro». Quel Sandro è, secondo gli inquirenti, Alessandro Manno, boss della «locale» di 'ndrangheta di Pioltello, nel Milanese. È lui l'imputato che è stato condannato alle pena più alta, 16 anni, nel maxi-processo che si è svolto con rito abbreviato e dunque con lo sconto di un terzo sulle condanne.

Tre giorni dopo Niglia, stando alle indagini, si sarebbe mosso da Bergamo a Pioltello per ritirare «nei pressi del bar gestito da Manno» oltre mezzo chilo di cocaina. Per sbrigare la compravendita Manno chiamava un suo sodale e gli «ordinava» di passare «dal bar» dicendogli che là c'era «quel suo amico commerciante di macchine di Bergamo, quello che era passato ieri sera». L'affare veniva però rimandato al giorno dopo, tanto che gli investigatori «predisponevano un servizio di osservazione, sia nei pressi del bar gestito da Manno a Pioltello, sia in Antigliate (Bg) – in realtà si tratta di Antegnate, ndr – , nei pressi dell'abitazione di Niglia». Così il 27 febbraio, mentre era di ritorno in macchina dopo essere stato all'appuntamento nel locale del boss, il presunto spacciatore veniva fermato dai carabinieri a Mozzanica con la polvere bianca nell'auto. A casa aveva un «bilancino di precisione e la somma contante di 27 mila euro circa».

È sempre in provincia di Bergamo, a Brusaporto, e più precisamente al ristorante «Da Vittorio», che ha festeggiato le nozze Giuseppe Manno, nipote di Alessandro. A quel pranzo, l'8 giugno 2008, hanno partecipato, come spiega il giudice, molti «affiliati delle locali facenti parte della "Lombardia"», ossia la struttura di vertice, una sorta di cupola della 'ndrangheta nella regione.

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