Amarezza in Val Cavallina:
lasciati qui troppo a lungo

Le ante degli armadi scardinate e un cassetto sfondato a pugni erano ancora lì, ieri, a ricordare gli attimi concitati di due giorni fa a Bianzano. E le voci dei residenti si rincorrevano a sottolineare i particolari visti o uditi intorno a mezzogiorno, quando l'albergo Bonanza è stato preso in ostaggio e devastato nel suo ultimo giorno di apertura dal gruppo di profughi libici in partenza per Lizzola.

Le ante degli armadi scardinate e un cassetto sfondato a pugni erano ancora lì, ieri, a ricordare gli attimi concitati di due giorni fa a Bianzano. E le voci dei residenti si rincorrevano a sottolineare i particolari visti o uditi intorno a mezzogiorno, quando l'albergo Bonanza è stato preso in ostaggio e devastato nel suo ultimo giorno di apertura dal gruppo di profughi libici in partenza per Lizzola.

Unanime la condanna per un epilogo tanto assurdo, con un affondo anche alla gestione di questa emergenza: «Non si possono lasciare qui degli uomini nel pieno delle forze a far niente, per così tanto tempo – hanno detto ieri più bianzanesi –: questo può essere il risultato».

Qui a 600 metri sul livello del mare i profughi sono arrivati quasi un anno fa, a settembre. Prima soltanto ghanesi, poi anche dalla Nigeria, accomunati da un lavoro in Libia e da un'improvvisa cacciata attraverso il Mediterraneo. Dieci, poi venti, ventidue uomini, scesi in questi giorni a quindici e infine di nuovo a dieci, ospiti dell'ultimo albergo rimasto a Bianzano, chiuso proprio da ieri. La famiglia Bosio che lo aprì nel 1975 ha preso questa decisione tempo fa: i titolari si trasferiranno presto in Cina dove il capofamiglia ha già avviato la sua attività, sempre nel campo della ristorazione. Una convivenza tutto sommato pacifica, senza troppi slanci. Alcuni profughi erano pure stati ingaggiati nel «Bianzano calcio», giocavano durante il campionato. Lunedì sette dei dieci rimasti in paese hanno messo a soqquadro l'albergo.

«Pensavano di andare a Milano» spiega la titolare con fare pacato, insistendo di non comparire con il proprio nome. Quello che è successo dopo sono spintoni a lei e al figlio ventenne, urla e calci e pugni a porte, armadi e sedie lanciate in aria, nelle camere al primo e al secondo piano dell'albergo. Le chiediamo come si sente? «Oggi tranquilla – risponde di getto dalla cucina –: pensare che non ho mai avuto paura con loro, altrimenti non sarei stata qui fino ad ora».

Lo conferma pure il sindaco Marilena Vitali, che spiega: «Le uniche telefonate di vicini spaventati le ho ricevute lunedì pomeriggio. E precisa: «Rilasciare dichiarazioni su quanto successo mi risulta piuttosto difficile perché siamo rimasti esclusi fin dall'inizio: né la prefettura né gli albergatori ci hanno mai avvisati dell'arrivo dei profughi, e tantomeno coinvolti in seguito». Da ieri a Bianzano non ci sono più ragazzotti neri in giro per le vie di pietra. «Peccato, è stato il peggior saluto che potessero farci. Avremmo potuto ricordarli diversamente» si lascia sfuggire un giovane passando in piazza. Peccato davvero.

Marta Todeschini

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