In 340 col vescovo ad Auschwitz:
«Un pellegrinaggio nel pellegrinaggio»

I capelli, metri e metri di capelli dietro le vetrine. Le scarpe dei bambini. Le valigie. Sono gli oggetti della vita quotidiana che i nazisti sottraevano agli ebrei prima di mandarli a morire. Ad Auschwitz hanno camminato i 340 pellegrini bergamaschi, con il vescovo.

I capelli, matasse di capelli, metri e metri di capelli dietro le vetrine. Le scarpe dei bambini. Le valigie, con i nomi e cognomi scritti chiaramente, perché non si perdessero, per poterle rintracciare facilmente... E le spazzole. I pennelli da barba...

Sono gli oggetti della vita quotidiana che i nazisti sottraevano agli ebrei prima di mandarli a morire: oggetti che rendono il senso dell'orrore nel lager di Auschwitz dove questo venerdì hanno camminato i trecentoquaranta pellegrini bergamaschi, un viaggio nel dolore, nel delirio distruttivo dell'uomo.

Ha detto il vescovo Francesco Beschi: "Questo di oggi è stato per noi un pellegrinaggio nel pellegrinaggio, un viaggio nella macchina perfetta del nulla. Non semplicemente della morte, ma del nulla: qui si voleva annientare ogni traccia dell'esistenza delle persone".

"Ma anche in questa tenebra, in questo luogo di dolore, alla fine - ha aggiunto il vescovo -riesce ad emergere un raggio di speranza che porta il nome di alcuni martiri come Massimiliano Kolbe, e di tanti altri che hanno tenuta viva la loro umanità fino alla fine".

Venerdì mattina i pellegrini bergamaschi erano stati a Wadowice, il paese natale di Papa Giovanni Paolo II.

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