Quanti i posti letto da tagliare?
La Cgil: «Pare un segreto di Stato»

Con la spending review è stato fissato un tetto di 3,7 posti letto per mille abitanti e un tasso di ospedalizzazione del 160 per mille. Ma la domanda più semplice non ha ancora una risposta: quanti sono i posti letto da tagliare a Bergamo? Pare un segreto di Stato.

Con la spending review è stato fissato un tetto di 3,7 posti letto per mille abitanti e un tasso di ospedalizzazione del 160 per mille. Ma la domanda più semplice non ha ancora una risposta: quanti sono i posti letto da tagliare a Bergamo? Pare un segreto di Stato.

Totale incertezza sui dati, mancanza di informazioni, assenza di dibattito pubblico. Secondo il dipartimento del welfare della Cgil di Bergamo «la nostra provincia è già negli standard richiesti, ma deve riprendere la discussione sulla riorganizzazione della rete ospedaliera»

Il sindacato si chiede quanti sono i posti letto ospedalieri accreditati in provincia di Bergamo? «Un segreto. Inutile cercare in internet, inutile cercare nei documenti ufficiali della Regione: si troveranno molte belle frasi ma numeri non se ne trovano. Inutile chiedere all'Asl, come abbiamo fatto più volte, anche con richiesta scritta formale, perché nessuno risponde. Non si capisce perché tanto mistero; l'Asl i dati li ha tutti, e sarebbe un dovere informare correttamente la popolazione, le parti sociali, le altre istituzioni (a proposito, che fine ha fatto il consiglio di rappresentanza dei sindaci? Non ha nulla da dire? Nulla da chiedere?)».

«E allora, in mancanza di risposte, si cerca di ricostruire come si può. L'ultimo dato ufficiale sono le tabelle allegate al PSSR dell'ottobre 2006: il tasso lombardo di posti letto era di 4,174 per 1000 abitanti (3,564 per acuti; 0,61 per riabilitazione). Nello stesso anno 2006, il Documento di Programmazione dell'Asl stimava, per Bergamo, un tasso del 3,8 per acuti e 1,0 per l'area riabilitativa (0,6 sanitari e 0,4 socio sanitari); su questi dati pesavano però circa 500 posti letto accreditati non attivi e non necessari al sistema" e, per quanto riguarda l'area riabilitativa, i posti degli IDR in gran parte utilizzati per altro (ex ONP)».

In documenti successivi - prosegue la Cgil - «pur senza dare mai alcuna cifra precisa, la Regione afferma di essere al di sotto dello standard 4 per mille fissato dal Patto per la salute (3,3+0,7) anche grazie alla trasformazione di posti per acuti in posti "tecnici" sub acuti e al passaggio dei ricoverati IDR nelle strutture socio sanitarie. Come si vede è un quadro ancora vago e impreciso. Ma forse non è molto importante. I "posti letto" come unità di misura del sistema dicono qualcosa solo in relazione al tasso di occupazione, alla durata dei ricoveri, alla loro complessità e soprattutto al tasso di ricovero. E qui le cose vanno meglio».

Sia la media regionale (137,82), sia Bergamo, dice la Cgil - «sono ampiamente al di sotto del tasso di ospedalizzazione del 160 per mille fissato dal decreto legge sulla spendig review. Un ulteriore calo è atteso dalla piena entrata in funzione dei Creg (assistenza per malati cronici), così almeno è stata presentata l'operazione».

«Stando così le cose, non ci dovrebbero essere né per Bergamo, né per la Lombardia tagli e ridimensionamenti, se non su posti letto teorici, accreditati ma non attivati. I veri tagli sono già stati fatti, non tanto sui posti letto quanto sul personale. Il taglio dei contratti di collaborazione è stata l'ultima stangata che ha tolto ossigeno ad unità operative già ridotte all'osso. Ormai in molti reparti ospedalieri si fa davvero fatica ad organizzare i turni non solo per le ferie o le festività, ma anche per la normale programmazione.
La prima versione del Decreto prevedeva anche la chiusura dei "piccoli ospedali". Molti hanno tirato un sospiro di sollievo con la scomparsa di questa minaccia. Ma la discussione è da fare, non sotto la minaccia della chiusura per legge, ma nell'ottica di una virtuosa riorganizzazione della rete. Forse accorpando alcune unità operative, dove è possibile e praticabile, si può migliorare l'assistenza concentrando il personale e risparmiare attraverso un utilizzo più intensivo delle strutture. Ma deve essere una discussione seria, basata su dati sicuri e trasparenti, e non il talk show cui abbiamo assistito nelle due ultime estati con proposte estemporanee di assessori e consiglieri regionali in cerca di pubblicità».

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