Morire per la puntura di un insetto
Una persona su cento è allergica

Un caso su cento, due al massimo. È questa la percentuale di popolazione che dopo la puntura di un imenottero (api, vespe e calabroni) manifesta reazioni allergiche. Reazioni che in certi casi possono essere anche gravi e portare alla morte.

Un caso su cento, due al massimo. È questa la percentuale di popolazione che dopo la puntura di un imenottero (api, vespe e calabroni) manifesta reazioni allergiche. Reazioni che in certi casi possono essere anche gravi e portare alla morte, come avviene ogni anno per circa 15-20 persone in tutta Italia. Come scoprire se si è allergici? Cosa fare per proteggersi? Ne parliamo con il dottor Giovanni Michetti, primario della Pneumologia degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Dottor Michetti, come si manifesta una reazione allergica al veleno degli imenotteri?
«Innanzitutto bisogna dire che tutti noi, quando veniamo punti da un insetto abbiamo bruciore, rossore, prurito o dolore localizzati nella zona della puntura. Si parla di allergia quando queste reazioni sono eccessive, per esempio quando rossore e prurito sono troppo estesi, si prolungano nel tempo o interessano zone del corpo distanti da quella dove si trova la puntura, oppure quando ci sono reazioni a livello dell'apparato respiratorio e di quello cardiocircolatorio».

Cosa fare in caso di puntura?
«Se possibile, bisogna rimuovere il pungiglione in pochi secondi per evitare che tutto il veleno venga liberato, quindi applicare qualcosa di freddo sulla lesione. È utile anche catturare l'insetto per facilitare la diagnosi. Ovviamente se si manifestano reazioni allergiche importanti rivolgersi al pronto soccorso o al medico».

A quali strutture ci si può rivolgere per sottoporsi ai test di allergia al veleno?
«Per la diagnostica, dalla Bergamasca si viene indirizzati a Milano: il centro più conosciuto è quello del Niguarda. Nel caso in cui viene accertata l'allergia, il paziente viene munito di una dose di adrenalina da portare sempre con sé: è un sorta di penna che permette di somministrare il farmaco appena si viene punti. Sul lungo periodo, poi, si può effettuare il vaccino, disponibile in varie strutture ospedaliere bergamasche, tra cui i Riuniti, e da prolungare per 3-5 anni».

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