Yara e il dna sulla marca da bollo:
figlio illegittimo, traballa la pista

Gli investigatori che indagano sull'omicidio di Yara continuano a percorrerla, ma appare sempre più traballante la pista che li ha portati fino a Gorno, seguendo la pista del dna. Il consulente della famiglia ha suggerito la riesumazione per fugare ogni dubbio.

Gli investigatori che indagano sull'omicidio di Yara continuano a percorrerla, ma appare sempre più traballante la pista che li ha portati fino a Gorno, seguendo le eliche di un dna sospetto.

A mettere in discussione tutto l'impianto investigativo è il parere del genetista forense Giorgio Portera, consulente della famiglia Gambirasio, nella relazione che ha depositato in procura a giugno.

Gli inquirenti sono partiti da alcune somiglianze fra il dna maschile ignoto trovato sugli slip di Yara e quello di un giovane di Brembate Sopra, frequentatore della discoteca Sabbie Mobili di Chignolo d'Isola, vicino al campo dove Yara fu trovata morta.

Somiglianze genetiche, non coincidenze, che hanno indotto gli inquirenti a estendere la ricerca al ceppo familiare del giovane. È così che l'indagine è finita in Val del Riso, dove la famiglia in questione ha le sue radici.

Ma il dna dei suoi figli (ne ebbe due) è incompatibile con quello del presunto assassino e perciò la tesi degli inquirenti è che l'uomo abbia avuto anche un figlio illegittimo. Di cui però non c'è traccia.

Stando alla relazione presentata dal dottor Portera, a traballare sarebbe il presupposto scientifico iniziale dell'indagine. Le «regioni» cromosomiche risultate compatibili nel confronto fra il dna sarebbero una quindicina, numero insufficiente per un legame di parentela.

Tanto che nella sua relazione Portera suggerisce addirittura, per chiarire ogni dubbio, di riesumare il cadavere del presunto padre e acquisire un campione migliore e più affidabile di quello ricavato dal dorso di una vecchia marca da bollo.

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