Delitto Barcella, il suo dna
sul sedile ma non sulla cintura

C'è il dna di Santo Barcella sul sedile anteriore destro dell'auto di uno dei presunti autori dell'omicidio, nel novembre 2010, ma non sono state trovate sue tracce biologiche sulla cintura di sicurezza che, secondo la ricostruzione, sarebbe stata utilizzata per tentare di strangolarlo.

C'è il dna di Santo Barcella sul sedile anteriore destro dell'auto di uno dei presunti autori dell'omicidio, nel novembre 2010, ma non sono state trovate sue tracce biologiche sulla cintura di sicurezza che, secondo la ricostruzione, sarebbe stata utilizzata per tentare di strangolarlo. Questo l'esito della perizia svolta dal genetista Marzio Capra, dell'istituto di medicina legale dell'Università di Milano. L'accertamento, richiesto dal pm Carmen Pugliese e disposto dal gip, Bianca Maria Bianchi, è stato illustrato dall'esperto ieri in udienza.

A processo con rito abbreviato per l'omicidio di Santo Barcella ci sono Geremia Telini, quarantatreenne imprenditore di Gorno, detenuto e difeso dall'avvocato Enrico Mastropietro, Roberto Poletti, 38 anni, disoccupato di Gorno, assistito dall'avvocato Riccardo Tropea, e infine Benim Ponik, 36 anni, operaio kosovaro di Gazzaniga, assistito dall'avvocato Michele Cesari e tornato in libertà lo scorso febbraio per insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza. Secondo le accuse sono stati loro, in concorso e con vari ruoli, a portare in auto il settantenne in località Valpiana, sopra Gandino, per poi ucciderlo a colpi di roncola, abbandonando il cadavere in un sacco.

Il movente del delitto sarebbe una truffa compiuta da Barcella ai danni di Telini, che pretendeva la restituzione del denaro. Poletti ha ammesso di aver partecipato, ma ha sostenuto che ad uccidere fu Telini a colpi di roncola. Il kosovaro ha sempre respinto l'accusa, dichiarando di aver solo raccolto le confidenze degli altri due riguardo al fatto. Quanto a Telini, ha invece rilasciato varie deposizioni dopo il suo arresto, arrivando infine a sostenere che ad uccidere furono gli altri due: Poletti – stando al suo racconto – strangolò Barcella con la cintura di sicurezza della macchina, senza però riuscire a ucciderlo.

Sempre secondo la sua ricostruzione, in quel momento Barcella si trovava sul sedile anteriore destro della macchina (una Nissan Terrano di proprietà dello stesso Telini) e mentre la cintura veniva stretta attorno al suo collo, a causa della situazione di violento stress, perse dell'urina. Stando sempre alla versione di Telini, fu poi Ponik a finire Barcella a colpi di Roncola. Proprio per accertare la verità delle varie testimonianze, il pm Carmen Pugliese aveva chiesto e ottenuto dal gip Bianca Maria Bianchi un accertamento tecnico. In particolare, il professor Capra doveva verificare se sul sedile anteriore destro della Nissan Terrrano ci fossero effettivamente tracce della presenza di Barcella e se sulla cintura di sicurezza vi fossero il profilo biologico della vittima e quello di Poletti. Anche il pm aveva nominato un proprio consulente (il dottor Giorgio Portera), così come Poletti (il dottor Carlo Previderé). L'esperto del gip ha riscontrato effettivamente la presenza del dna di Barcella sul sedile, ma non si può affermare, né escludere, che si tratti di urina: non è stato infatti possibile stabilire la natura della traccia biologica.

Di fatto questo testimonia che Barcella era seduto lì, come diceva Telini, ma non dà certezza totale rispetto alla ricostruzione dei fatti fornita dall'imprenditore di Gorno. Stesso discorso per gli accertamenti sulla cintura di sicurezza: non è stato possibile trovarvi né il dna della vittima, né quello di Poletti. Ma è stato osservato anche che questo risultato potrebbe essere dovuto alla particolarità del tessuto di cui sono fatte le cinture: sintetico e poco assorbente. Poletti tentò effettivamente di strangolare Barcella? Su questo punto la difesa di Poletti ha osservato che la causa della morte di Barcella non è stata affatto individuata nel soffocamento. Nella prossima udienza, il 27 novembre, è prevista la discussione.

Vittorio Attanà

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