I tre alpinisti dispersi in Francia:
zero possibilità di sopravvivenza

È stato purtroppo perentorio il comandante dei soccorritori francesi, Stephane Bozon, dopo l'ennesima giornata infruttuosa di ricerche dei tre alpinisti italiani dispersi sul Dome des Ecrins: «Ho detto ai loro familiari che le possibilità di sopravvivenza sono ormai pari a zero».

È stato purtroppo perentorio il comandante dei soccorritori francesi, Stephane Bozon, dopo l'ennesima giornata infruttuosa di ricerche dei tre alpinisti italiani dispersi sul Dome des Ecrins: «Ho detto ai loro familiari che le possibilità di sopravvivenza sono ormai pari a zero».

È l'aggiornamento delle ore 17 di sabato 1° dicembre. Ormai non sembrano esserci più speranze di rivedere in vita Francesco Cantù, il primario di cardiologia dell'ospedale di Lecco, e in passato ai Riuniti di Bergamo, Luca Gaggianese, anche lui bergamasco d'azione, e il genovese Damiano Barabino.

Domenica sono previste raffiche di vento a 100 km/h a 3 mila metri d'altitudine e quindi non potranno essere impiegati nemmeno gli elicotteri. «In queste condizioni - ha continuato Bozon - il rischio di valanghe è molto elevato».

I soccorritori del Pghm sono rientrati alla base alle 16 dopo l'ennesima giornata di dure ma infruttuose ricerche. Nessuna traccia dei tre alpinisti, di cui non si hanno più notizie da lunedì. Sono stati ispezionati crepacci, seracchi, percorsi delle valanghe, ma non è saltato fuori nessun indizio del passaggio dei tre italiani.

La giornata di sabato si era avviata con condizioni climatiche più clementi, sembrava. E a metà mattina era decollati due elicotteri: con i soccorritori anche i cani da valanga. Le ricerche erano sono state intensificate: per domenica era infatti previsto un peggioramento meteo.

Stamattina, però, quando i soccorritori sono stati depositati nel terreno, sono in pratica affondati in due metri di neve fresca: cani e uomini sono subito stati così riportati alla base. Ponti di neve instabili si formavano sopra i crepacci rendendo troppo pericoloso esplorarli. I soccorsi sono così continuati soltanto per via aerea. Due gli elicotteri in azione per esplorare il «pilier sud de la Barre del Ecrins» e il Dome del Ecrins. Ma, purtroppo, nulla a cui appigliarsi per sperare ancora.

Il capitano Nicolas Colombani del Peloton de Gendarmerie d'Haute Montagne de Briançon venerdì sera aveva sottolineato al «Dauphinee Libere»: «Bisogna arrendersi all'evidenza. La probabilità di trovarli in vita è minima».  Con gli elicotteri si sta perlustrando la zona del massiccio del Dome des Ecrins. Cinque anni fa altri tre alpinisti avevano perduto la vita travolti da una valanga proprio sul Dome des Ecrins.

Venerdì le ricerche erano state sospese al calar della sera, senza che purtroppo siano stati registrati passi avanti. Dei tre nessuna traccia, nonostante fossero stati setacciati con l'elicottero 25 chilometri quadrati e fossero stati ispezionati ghiacciai, fessure e possibili luoghi per bivacchi.

Nel frattempo, nel pomeriggio di venerdì, i familiari degli alpinisti dispersi avevano potuto recuperare gli effetti personali dei loro cari che si trovavano all'interno di un'auto parcheggiata nei pressi dei prati di Madame Carle, in Comune di Pelvoux. L'esame dell'auto da parte dei gendarmi non aveva però permesso di fare passi avanti nelle ricerche.

Per i tre alpinisti, quella tra venerdì e sabato, è stata la quinta notte trascorsa in condizioni assolutamente proibitive e senza particolari attrezzature per il bivacco: le speranze di ritrovarli vivi diminuiscono ormai drasticamente.

La cronaca della giornata di venerdì 30 novembre
«Il pilota dell'elicottero riferisce di non aver avvistato segni di passaggio né lungo la presunta via di discesa, né nella zona del bivacco invernale». È questo il laconico comunicato dei responsabili del soccorso alpino francese diffuso attorno alle 13, comunicato che sembra segnare un irreversibile spartiacque tra le speranze di ritrovare i tre alpinisti italiani dispersi sulle Alpi francesi e l'oggettiva drammaticità dei fatti.

La speranza dei soccorritori era di trovare i tre alpinisti presso un capanno situato a quota 2.410 metri, impossible da raggiungere a piedi a causa dell'elevatissimo pericolo di valanghe.

Invece i voli di ricognizione in elicottero non hanno sortito risultati: «non abbiamo trovato nulla, né nel capanno né lungo i sentieri segnati per la discesa», ha riferito il pilota del velivolo, Bruno Berjat.

L'abbassamento delle nuvole al di sotto de tremila metri aveva reso impossibile continuare le ricognizioni con l'elicottero dei tre alpinisti italiani - Francesco Cantù, Luca Gaggianese e Damiano Barabino, i primi due bergamaschi d'azione, il terzo genovese  - dispersi ormai dal pomeriggio di lunedì 26 novembre. L'elicottero è rientrato alla base a mezzogiorno e le ricerche sono state sospese, almeno temporaneamente.

Di loro, dunque, ancora nessuna traccia. A mezzogiorno, il maltempo aveva così nuovamente fermato le ricerche: le nuvole si sono abbassate a quota 3000 metri rendendo impossibile perlustrare la zona con gli elicotteri. In mattinata erano effettate una serie di ricognizioni aeree nella zona del bivacco invernale Temple Ecrins e su tutta l'area a sud-ovest del monte Barre degli Ecrins, ma senza risultato.

Alle 10 cielo era limpido e il vento era sceso sul massiccio di Ecrins. Gli elicotteri si erano alzati in volo per cercare i tre alpinisti dispersi da lunedì mattina sulle alpi francesi. Sono ormai cinque giorni i giorni che i tre sono dispersi senza attrezzatura adatta a bivaccare all'aperto e le speranze si riducono ormai al lumicino.

La giornata di venerdì era iniziata, in Francia, con un vertice per organizzare le ricerche dei tre alpinisti italiani dispersi. Da sei giorni sono sulla Barre des Ecrins nelle Hautes-Alpes, e da cinque giorni di loro non si hanno notizie.

Nel vertice a Briançon, iniziato alle 8, era stata annunciata la ripresa delle ricerche. Alle 9 un'equipe di soccorritori era arrivata all'elistazione e ha preso posto sull'elicottero EC-145. Fortunatamente il cielo è libero da nuvole e il vento ha smesso di soffiare forte come nei giorni passati. A mezzogiorno, ricerche sospese.

Purtroppo nessuna traccia è stata finora trovata di Francesco Cantù, già medico agli Ospedali Riuniti, di Luca Gaggianese, istruttore Cai anch'egli legato a Bergamo per aver lavorato al lungo al Cesvi e del genovese Damiano Barabino.

Purtroppo il meteo francese prevede per tutta la giornata di venerdì un crollo dello zero termico a 400 metri. Per l'alto rischio valanghe non sono previste partenze di squadre di ricerca a piedi.

Considerato che i tre alpinisti non disponevano di equipaggiamento per bivacco, tanto meno in condizioni invernali così estreme, la situazione a questo punto è molto critica. Per il comandante del Peloton d'haute montagne di Briancon, Nicolas Colombani, «le possibilità di salvezza dei tre sono legate alle decisioni che hanno preso».

La giornata di giovedì
Giovedì, poco prima delle 17, il sole se n'era già andato: il buio aveva inghiottito velocemente le montagne. A Briançon la terza giornata di ricerche era trascorsa dai soccorritori sul Dome des Ecrins senza alcuna novità. Nemmeno gli elicotteri sono riusciti infatti a individuare i tre alpinisti italiani dispersi da lunedì sul massiccio delle Alpi del Delfinato francese.

Poco dopo le 17,30 anche l'ultimo dei tre mezzi che, a partire dal mattino, si sono alzati in volo - sfidando un meteo migliorato sì, ma comunque caratterizzato dal forte vento con raffiche fino ai 70 chilometri orari - è tornato alla base.

«Le ricerche condotte oggi hanno avuto esito negativo», annunciano gli uomini del Peleton d'haute montagne di Briançon, con un linguaggio secco ma eloquente. Di ora in ora, ovviamente, le possibilità di ritrovare vivi gli scalatori diminuiscono e i toni vanno di pari passo.
 
L'unico appiglio resta quello a cui ci si aggrappava anche mercoledì: e cioè che i tre, seguendo i consigli della cordata che li precedeva, abbiano deciso di rientrare dal versante meridionale, quello affrontato in salita, lungo il ghiaccio della Pilatte, raggiungendo in questo modo il rifugio Temple Ecrins a quota 2.484.

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