Cinque star accanto al Cesvi
per la lotta all'Aids in Africa

Cinque volti noti, uniti nella campagna di lotta all'Aids del Cesvi. Una campagna multi-testimonial con Claudio Bisio, Alessio Boni, Lella Costa, Cristina Parodi e il Trio Medusa, che scendono in campo per ricordare che tutti insieme possiamo sconfiggere l'Aids.

Cinque volti noti, uniti nella campagna di lotta all'Aids del Cesvi. Una campagna multi-testimonial con Claudio Bisio, Alessio Boni, Lella Costa, Cristina Parodi e il Trio Medusa, che scendono in campo per ricordare che tutti insieme possiamo sconfiggere l'Aids.

Ognuno con la sua esperienza e la sua sensibilità per dare ancora più forza ed eco alla comunicazione del Cesvi, che dal 2001 è impegnato nella cura e nella prevenzione dell'Hiv/Aids con il progetto «Fermiamo l'AIDS sul nascere» in Zimbabwe, Congo e Sudafrica. Ecco come i cinque testimonial raccontano la loro adesione al Cesvi.

Claudio Bisio: «Il mio legame con Cesvi è nato 10 anni fa, quando nel tour estivo di Zelig lanciammo l'sms solidale. Far sì che in Africa nascano bambini sani, senza Aids, è una sfida da vincere: fa bene non solo alla nostra anima, ma al futuro di tutti!».

Trio Medusa: «Con il Cesvi ci siamo conosciuti nel 2003, come due persone che poi sarebbero diventate fidanzati per la vita! Cesvi non va in Africa a distribuire quello che ha comprato qui, ma a produrre, costruire cose che devono rimanere e funzionare nel tempo, coinvolgendo e formando lo staff locale. Se vuoi piantare un seme che poi germogli, devi portare la conoscenza».

Lella Costa: «È un privilegio per chi fa un lavoro come il mio essere utile alle cause in cui si crede, come quelle del Cesvi, che uniscono idealità e concretezza. Con questo progetto in Zimbabwe, per la prima volta, è stato capovolto il punto di vista sull'Aids in Africa. Una vera rivoluzione».

Cristina Parodi: «Cesvi è la garanzia di un lavoro ben fatto. Sono stata più volte sul campo a vedere il loro lavoro. Il ricordo più bello riguarda il viaggio con mio marito e i miei tre figli nel sud dell'India, dove Cesvi si occupa di bambini disagiati. È stato un viaggio molto istruttivo per i miei figli, che se lo ricorderanno per tutta la vita».

Alessio Boni: «Sono stato in Zimbabwe a visitare i progetti del Cesvi contro l'Aids. Noi siamo fortunati, perché siamo nati nella parte ‘ricca' del mondo. Credo sia nostro dovere tenere viva l'attenzione su questa enorme pandemia».

Tramite l'sms solidale al 45508, dal 22 novembre al 21 dicembre è possibile donare: 2 euro da cellulare personale Tim, Vodafone, Wind, 3, CoopVoce, PosteMobile e Nòverca oppure 5/10 euro con chiamata da rete fissa Telecom Italia, Fastweb e Infostrada, o ancora 2 euro da rete fissa Twt.

Con i fondi raccolti, Cesvi potrà fornire terapie farmacologiche per ridurre la trasmissione del virus da mamma sieropositiva a neonato, assicurare assistenza medica ai malati di Aids, attivare programmi di assistenza alimentare e psicologica, promuovere campagne di prevenzione e sensibilizazione, supportare strutture di accoglienza e di lotta all'esclusione sociale per gli orfani dell'Aids in Zimbabwe, Congo e Sudafrica.

Secondo gli ultimi dati Unaids, sono 34 milioni le persone in tutto il mondo contagiate dall'Hiv, di cui la metà donne. Solo nel 2011 ci sono state circa 2,5 milioni di nuove infezioni HIV e 1,7 milioni di decessi per patologie correlabili all'Aids. Il numero di nuovi casi in un anno sta diminuendo (nel 2001 i nuovi casi superavano i 3,1 milioni) ma la situazione resta drammatica.

Nella sola Africa sub-sahariana si contano quasi 23 milioni di persone che vivono con l'Hiv, ovvero il 67% dei sieropositivi su scala mondiale. In questa regione il tasso di donne affette sfiora il 60%, con un altissimo rischio per i neonati: si calcola che 390 mila bambini siano stati contagiati nel 2010, quasi tutti dalla madre durante la gravidanza o l'allattamento.

Sebbene l'accesso alle cure sanitarie abbia registrato un progresso, restano gravi zone d'ombra. Si stima che 6,8 milioni di persone che avrebbero diritto ad una terapia non vi hanno accesso e che circa la metà dei 34 milioni di sieropositivi non conoscono il loro stato.

Inoltre, in Europa orientale, Asia centrale, Medio oriente e Africa del Nord i dati relativi alla prevalenza dell'HIV, alle nuove infezioni e ai decessi sono in aumento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA