Regione, 12 assessori per la Giunta
Forse ci sarà un bergamasco

Dodici assessori contro i 16 di Formigoni: cinque donne. E forse un bergamasco. A Palazzo Lombardia sono cominciate le grandi manovre per la nuova Giunta regionale e la quadra non è delle più semplici, a cominciare dai rapporti di forza.

Dodici assessori contro i 16 di Formigoni: cinque donne. E forse un bergamasco. A Palazzo Lombardia sono cominciate le grandi manovre per la nuova Giunta regionale e la quadra non è delle più semplici, a cominciare dai rapporti di forza. Il Pdl parte da un 16,7 per cento di consenso, la Lega ha il 13 e la Lista Maroni poco più del 10: Cencelli alla mano, l'equilibrio potrebbe essere essere trovato su uno schema 5-4-3, abbastanza rispettoso dei pesi elettorali.

Roberto Maroni non sembra impazzire per il concetto di rappresentatività territoriale, ma è chiaro che ognuna delle province lombarde cercherà di tirare l'acqua al proprio mulino e portare a casa un assessore. A Bergamo il Pdl ne reclama uno, idem la Lega: ma la doppietta è difficile. E per giunta fuori dalle tendenze storiche. Con l'eccezione del Formigoni quater del tandem Marcello Raimondi-Daniele Belotti, Bergamo ha sempre avuto al massimo un assessore: Marzio Tremaglia nel primo Formigoni (1995-2000), Marco Pagnoncelli per metà del ter (dal 2005 all'estate 2007) e addirittura nessuno nella seconda legislatura del celeste. Per giunta in squadre fino a 16 elementi: chiaro che le possibilità diminuiscono scendendo a 12 e con un'ampia apertura alla (quasi) parità di genere, considerando che le esponenti di peso del centrodestra nostrano non sono moltissime.

O meglio, ci sarebbe Silvia Lanzani, assessore provinciale: nome quotato e capace, ma in una Lega ancora scottata da esperienze familistiche (proprio al Pirellone) nessuno con un minimo di buon senso penserebbe di assegnare un assessorato alla compagna del vicesegretario federale Giacomo Stucchi. In Fratelli d'Italia ci sarebbe Alessandra Gallone, ma il neopartito pesa decisamente poco per un assessore, considerato che è stato già un mezzo miracolo portare a casa un consigliere.

Affascinante l'ipotesi di Giorgio Jannone, che si è fatto da parte nella corsa alla Camera e non ha mai nascosto il suo favore per un'esperienza al Pirellone. Forte anche della storica vicinanza a Giulio Tremonti, molto stimato da Maroni. Se non fosse che la segreteria provinciale del Pdl non è in mano all'area laica, e l'esito delle regionali l'ha confermato. Ma il nome che potrebbe presentare la maggioranza ciellina (Leonio Callioni, assessore a Palafrizzoni) non appare particolarmente forte. Si torna quindi in zona Lega, dove c'è un gruppo di parlamentari dove pescare: tra Gianni Fava, Andrea Gibelli, Nicola Molteni, Davide Caparini e lo stesso Stucchi, qualcuno potrebbe rinunciare a Roma per fare l'assessore a Milano. Stucchi però sembra destinato a fare il capogruppo al Senato, a meno che l'incarico non finisca a Roberto Calderoli. Per il quale la destinazione più probabile è però la vicepresidenza dell'aula. Un ritorno.

Della partita potrebbe essere anche Belotti, ma vicende giudiziarie (che non hanno però impedito la ricandidatura di diversi consiglieri leghisti uscenti) potrebbero indebolirne la posizione. E allora il Carroccio starebbe guardando nella terra di mezzo: amministratori, consiglieri o manager capaci di fare da ponte con il mondo delle professioni. Profili simili a quello di Maurizio Allegrini, imprenditore e consigliere a Palafrizzoni, scelto agli Stati generali del Nord a Torino per dialogo incrociato con Maroni e l'ex ministro Corrado Passera in rappresentanza del mondo produttivo. O bergamaschi in senso lato come Giorgio Papa, già direttore generale del Creberg e ora in Finlombarda, cassaforte del Pirellone. Nell'attesa dei nomi, l'identikit del futuro assessore potrebbe avere queste caratteristiche.

Dino Nikpalj

© RIPRODUZIONE RISERVATA