«Per le slot spendevo i soldi dei figli»
Campagna de L'Eco, storie a Bergamo Tv

Storie di vita, di drammi, ma anche di rinascite e riscatti, quelle raccontate ieri nel corso di «Bergamo in diretta», il programma di Bergamo Tv dedicato alla ludopatia e alla campagna «No slo»t de «L'Eco di Bergamo».

«Ho buttato via cinque anni di vita e 120 mila euro nelle slot», racconta Fiorenzo, 55 anni. E ancora: «Non sapevo nemmeno cosa fossero le scommesse, una volta ho puntato su un cavallo e ho vinto 16 mila euro. La settimana dopo li avevo già persi tutti», ricorda un altro. «Sono arrivata perfino a prendere i soldi dei miei figli», dice con la voce strozzata una mamma. Sono storie di vita, di drammi, ma anche di rinascite e riscatti, quelle raccontate ieri nel corso di «Bergamo in diretta», il programma di Bergamo Tv dedicato alla ludopatia.

Tra gli spettatori, giocatori che possono dirsi «ex», perché grazie al sostegno delle associazioni di auto-mutuo-soccorso e dell'Asl, hanno superato la dipendenza dall'azzardo. Il programma, condotto da Paola Abrate, ha affrontato il ruolo di tutte le istituzioni, a partire dall'informazione: «I media – evidenzia il direttore de L'Eco di Bergamo Giorgio Gandola – devono raccontare queste storie per sottolineare le dipendenze che portano verso il baratro. L'informazione deve stare dalla parte di chi ha questi problemi ».

Proprio per questa ragione L'Eco di Bergamo ha lanciato la campagna «No slot» che intende dare visibilità agli esercizi pubblici che hanno deciso di non installare le macchinette «mangiasoldi». Il direttore ha però ribadito anche la responsabilità dello Stato e delle amministrazioni locali: «Roma deve capire le esigenze dei cittadini e i Comuni devono sensibilizzare il governo, oltre ad attivare iniziative, ad esempio, proponendo tagli alla tassa sui rifiuti ai locali slot free».

Risponde che gli enti locali hanno le mani legate il sindaco di Curno Perlita Serra: «Possiamo fare ben poco, sicuramente lavoriamo sulla prevenzione e con i servizi sociali». Marco Riglietta, direttore del Dipartimento dipendenze dell'Asl di Bergamo, sottolinea le colpe della pubblicità: «La si trova nelle fasce protette e perfino sui social network. Questo è un fattore che si può e deve essere gestito». Luca Biffi, responsabile del Sert, ricorda che «l'Asl ha avviato delle iniziative con la scuola e con i Comuni stiamo individuando altre attività da mettere in pratica».

Giorgio Beltrami di Ascom si rivolge agli associati: «Spesso chi mette le macchinette trascura la qualità del servizio. Il bar si svuota di clienti e si riempie di giocatori. Ma così rischia di chiudere. Quindi dico ai colleghi di rifiutare le slot». Osvaldo Barcella, vice presidente del Club degli alcolisti in trattamento della Lombardia, ricorda: «La ludopatia spesso si associa all'alcol» e aggiunge: «I giovani non si vedono giocare perché lo fanno online». Ecco che il ruolo delle associazioni diventa fondamentale: «Siamo volontari di auto-mutuo-soccorso – dice Elisa Clerici di Insieme, accompagnata dal vice Emilio Perego – suggeriamo delle regole per aiutare a uscire dalla dipendenza ». E la storia di Claudio dimostra che uscire dal tunnel dell'azzardo si può: «Ero arrivato a pensare di farla finita – dice –. Grazie all'associazione, ma soprattutto a mia moglie e a mia figlia, ora non gioco più».

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