Inchiesta ultrà, i legali replicano:
«Mancano indizi di colpevolezza»

Per l'inchiesta sugli ultrà i legali replicano alle accuse e sostengono che «mancano indizi di colpevolezza»: l'associazione a delinquere - dicono - non sta in piedi e aggiungono un «ribatteremo sui singoli episodi contestati».

«Il gip per il reato più grave, e cioè l'associazione per delinquere, non ha ravvisato i gravi indizi di colpevolezza. E quindi già questa è una decisione che dà indicazioni. Insomma, bisogna approfondire bene e capire se in questa indagine c'è un supporto probatorio o se gli inquirenti hanno esagerato».

Andrea Pezzotta, il difensore di Claudio «Bocia» Galimberti, lo dice sfogliando le carte dell'ordinanza di custodia cautelare con cui il suo assistito ha rimediato l'«esilio» dalla Bergamasca. «Se n'è andato stamattina – racconta il legale –, mi ha detto che raggiungeva degli amici, ma non saprei dire dove».

L'avvocato Pezzotta mostra dubbi anche sulla tempistica: «Le ordinanze sono datate novembre 2010, bisogna capire come mai sono state eseguite solo adesso. E dire che le esigenze cautelari sono attuali, vengono emesse perché c'è pericolo in quel momento».

Federico Riva, che col collega Giovanni Adami, del foro di Udine, difende 31 degli indagati, legge un passaggio dell'ordinanza con cui il gip Viti affossa in pratica l'associazione per delinquere: «La mera partecipazione a riunioni durante le quali vengano genericamente manifestati propositi più o meno bellicosi, vengano esternate intenzioni più o meno esplicite di commettere atti di violenza contro le forze dell'ordine, non integra una condotta penalmente rilevante, quantomeno sotto il profilo di cui all'art. 416 c. p. (l'associazione per delinquere, ndr)».

Un formula che, secondo il legale, si può tradurre così: «Che questi episodi possono definirsi estemporanei, perché manca la stabilità dell'associazione e la continuità, il vincolo associativo permanente. C'è, sì, la ripetitività degli scontri evidenziata dal pm, ma non è l'associazione che lo decide».

E poi, stando al ragionamento dell'avvocato Riva, «non c'è l'elemento psicologico, la coscienza e la volontà di far parte di un'associazione. Chi prende parte ai tafferugli lo fa per fare casino, sa di partecipare agli incidenti e non di aderire a un disegno preparato dalla presunta associazione per delinquere. È questo che ci dice la decisione del gip. Poi sui singoli reati ci difenderemo. Perché, ad esempio per la Berghem Fest, è stata indagata gente che era a volto scoperto in prima fila, davanti alle forze dell'ordine, e che ad Alzano era giunta solo per una protesta vocale».

Infine, l'avvocato Ettore Tacchini, difensore di Alberto Maffi, il sindaco di Gandosso accusato di fare la vedetta durante gli scontri di Atalanta-Inter del 13 dicembre 2009 durante i quali avrebbe avvertito telefonicamente Galimberti sulla posizione delle forze dell'ordine. «Il mio assistito – riferisce il legale – dice di non aver mai fatto la vedetta e sostiene fermamente che le accuse a suo carico sono solo frutto di un grande fraintendimento». «È stata effettuata una perquisizione a carico del mio assistito – conferma Tacchini – nel corso della quale non è stato trovato nulla. Gli vengono contestate una o due frasi che sono state fraintese. Quando Maffi dice "c'è pieno di blu" (i poliziotti schierati, ndr), non vuole affatto far da spia, bensì intende dire che, vista l'aria di incidenti, preferisce andarsene a casa».

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