L'elicottero di Simone Moro
Soccorso estremo sul Dhaulagiri

Vola ormai senza sosta l'elicottero che Simone Moro ha trasportato dall'Italia al Nepal meno di due mesi fa. Dopo gli interventi record dei giorni scorsi è stata la volta di un altro ottomila, il Dhaulagiri appunto. Da qui era arrivata la richiesta di aiuto.

Dall'Everest al Dhaulagiri. Vola ormai senza sosta l'elicottero che Simone Moro ha trasportato dall'Italia al Nepal meno di due mesi fa. Dopo gli interventi record dei giorni scorsi, quelli che avevano visto il velivolo pilotato dal valtellinese Maurizio Folini impegnato in due incredibili recuperi sulla montagna più alta della Terra a una quota superiore ai 7 mila metri, è stata la volta di un altro ottomila, il Dhaulagiri appunto.

È qui infatti che, giovedì, lo scalatore spagnolo Juanjo Garra è rimasto ferito a una caviglia in fase di rientro dopo aver raggiunto la cima. Secondo le prime ricostruzioni lo sherpa che lo accompagnava sarebbe scivolato trascinando l'alpinista spagnolo con sé.

Da qui la richiesta di aiuti e, dopo una notte di bivacco, l'intervento di Moro e Folini. I due piloti, a causa del forte vento, sono riusciti a raggiungere solo quota 6.300 metri dove hanno lasciato i tre sherpa con cibo, ossigeno e vestiti, oltre al gravoso compito di proseguire nell'operazione di soccorso in maniera tradizionale.

«Il mio elicottero - aveva dichiarato l'alpinista a Montagna.tv - si trova qui proprio con l'obiettivo di portare a termine missioni al limite, durante la stagione delle spedizioni e dei trekking. Senza rischiare, sappiamo esattamente dove si può arrivare e ciò che è meglio non fare».

Tutto su L'Eco di Bergamo del 26 maggio

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