Gli intestano 5 polizze sulla vita
Poi lo fanno uccidere: tre arresti

Tre persone sono state arrestate perché ritenute mandanti dell'omicidio di Roberto Puppo in Brasile. Si tratta di Fabio Bertola di Verdellino, ritenuto «la mente» del piano, Alberto Mascheretti di Sorisole e Valentino Masin di Arcene. Volevano riscuotere una polizza di 1,15 milioni di euro.

Tre persone sono state arrestate perché ritenute mandanti dell'omicidio di Roberto Puppo in Brasile. Gli arrestati da parte dei carabinieri della Compagnia di Bergamo sono imprenditori bergamaschi del settore commerciale e immobiliare e sono accusati di omicidio premeditato. La vittima, 42 anni, di Levate, fu uccisa il 24 novembre 2010 nel Nord est del Brasile a colpi di pistola.

La polizia brasiliana, alcuni giorni dopo il delitto, aveva arrestato quattro brasiliani considerati i sicari. Dalle indagini dei carabinieri di Bergamo, i mandanti sarebbero i tre bergamaschi, conoscenti della vittima. Avrebbero agito per incassare i soldi di una polizza sulla vita di oltre un milione fatta stipulare da Puppo a loro beneficio.

Secondo quanto comunicato dall'Arma, dalle prime luci dell'alba i carabinieri di Bergamo hanno dato esecuzione a tre ordinanze di custodia cautelare, di cui due in carcere e uno agli arresti domiciliari, nei confronti di altrettanti imprenditori e commercianti bergamaschi del settore immobiliare, accusati di omicidio premeditato in concorso. I provvedimenti cautelari sono stati emessi dal gip di Bergamo.

Gli arrestati sono l'immobiliarista Fabio Bertola, classe 1968 di Verdellino, considerato la «mente» del piano, l'immobiliarista Alberto Mascheretti di Sorisole (socio nella vecchia gestione del bar Hemingway), classe 1971, e Valentino Masin di Arcene, classe 1969. I primi due, trasferiti in carcere, sono accusati di omicidio in concorso pluriaggravato, mentre per terzo, finito ai domiciliari, è accusato di favoreggiamento.

In sintesi Bertola, che aveva firmato delle fidejussioni in favore di Mascheretti, una volta chiuso per problemi finanziari il bar Hemingway di via Borfuro, accanto al tribunale, ha pensato di recuperare soldi architettando il piano che mirava a sfruttare la palese ingenuità dell'operaio.

Le indagini, conclusesi lo scorso aprile, hanno permesso di far piena luce sull'omicidio di Puppo. Le investigazioni della polizia brasiliana avevano da subito fatto emergere che non ci si trovava di fronte a un omicidio d'impeto o a scopo di rapina, ma che vi fosse un mandante dall'Italia.

Nel corso dell'attività investigativa dei militari, e anche della rogatoria internazionale che ha consentito al magistrato titolare dell'indagine e ai carabinieri di escutere direttamente i materiali esecutori dell'omicidio, è emerso infatti che i tre imprenditori bergamaschi, conoscenti della vittima, per far fronte a un cattivo investimento che aveva provocato loro una perdita di circa 200 mila euro, avevano innanzitutto convinto la vittima a stipulare ben cinque polizze assicurative «puro rischio morte» per un valore complessivo di 1.150.000 euro, indicando come beneficiari loro stessi o soggetti a loro riconducibili, e successivamente, sapendo che Puppo aveva problemi economici, l'avevano indotto a raggiungere il Brasile, assicurandogli che lì avrebbe trovato un lavoro molto remunerativo.

Nell'autunno 2010 la vittima raggiungeva il Brasile, mentre gli indagati organizzavano, con i sicari del luogo, tra cui un minore e una donna, l'efferato omicidio. Puppo, un operaio (aveva lavorato alla «Siac» di Pontirolo) che voleva diventare imprenditore, il 24 novembre 2010 venne trovato morto sul ciglio di una strada a Satuba, nel Nord Est dello stato sudamericano. Ucciso da una raffica di colpi d'arma da fuoco, il corpo senza vita di Puppo era stato crivellato in strada ai bordi di un canneto.

Dopo fitte indagini, la polizia brasiliana aveva arrestato un ragazzo diciassettenne, una donna di 30 anni, Vanúbia Soares da Silva, e un uomo di 42 anni, Cosme Alves da Silva. I due avrebbero pagato 350 euro al ragazzo per ammazzare Puppo. Più avanti era stato arrestato anche un taxista, che stava portando il bergamasco nella città di Marcehal Deodoro insieme ai suoi assassini e che avrebbe assistito al delitto.

La polizia brasiliana ha comunque indagato ancora sul movente pensando che l'omicidio poteva essere maturato nel mondo della criminalità organizzata. Puppo era arrivato una settimana prima in Brasile, con un visto turistico, e aveva preso in affitto un appartamento nella località turistica di Maceiò. Pare che fosse arrivato in Brasile anche con la speranza di poter avviare un'attività commerciale in Sudamerica, continente del quale amava la cultura e la gente.

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