Sociale, sbloccati 3 milioni
«Ma 500 posti sono a rischio»

Oltre 500 posti di lavoro a rischio, pagamenti in ritardo, servizi in bilico. Le politiche sociali da mesi operano in condizioni di precarietà. Tra le principali cause, la mancata erogazione del Fondo nazionale per le non autosufficienze. Intervieni su L'EcoLab

Oltre 500 posti di lavoro a rischio, pagamenti in ritardo, servizi in bilico. Le politiche sociali da mesi operano in condizioni di precarietà. Tra le principali cause, la mancata erogazione del Fondo nazionale per le non autosufficienze e quella solo parziale (20%) del Fondo nazionale per le politiche sociali. Una situazione ormai insostenibile, tanto che per mesi si sono susseguite forti prese di posizione.

Nel novembre 2012 i pazienti affetti da Sla erano arrivati allo sciopero della fame. Più recentemente, si sono diffusi il malcontento del Consiglio dei sindaci dell'Asl di Bergamo e le preoccupazioni del vicepresidente della Commissione regionale Sanità Angelo Capelli e del consigliere della Commissione Politiche sociali, Silvana Santisi Saita. Mercoledì scorso la parlamentare bergamasca Elena Carnevali ha sollecitato un intervento del governo alla Camera dei deputati. Ora associazioni, cooperative e in generale tutto il mondo del sociale possono tirare un respiro di sollievo: il ministero dell'Economia e delle finanze ha firmato il decreto. Il Fondo per le politiche sociali è stato sbloccato. La Corte dei conti ha dato parere positivo e nei prossimi giorni le risorse arriveranno alle Regioni: 300 milioni di euro è lo stanziamento nazionale, 42.450.000 quello per la Regione Lombardia e 3.828.000 per gli Ambiti territoriali bergamaschi (da decurtare il 20% emesso a metà anno).

Il Fondo nazionale per le politiche sociali per la Bergamasca, come per il resto dello stivale, negli ultimi anni ha subito continue riduzioni: i 9.221.809 euro del 2008 erano passati l'anno successivo a 4.285.553 euro. Solo nel 2010 si era registrato un minimo aumento (4.861.323 euro). Dal 2011 la discesa è stata verticale, arrivando a 2.242.066 euro e a 136.312,55 euro nel 2012. I 3.828.000 euro stanziati per gli ambiti territoriali orobici nel 2013 erano sembrati un'ottima notizia, ma per mesi non si era visto nemmeno un euro. Solo a metà anno era stato assegnato il 20%. Nulla in confronto ai costi dei servizi sociali che speravano un immediato intervento. «Il ritardo nell'assegnazione ? commenta Omar Piazza, vicepresidente di Confcooperative Bergamo ? ha provocato ritardi nel pagamento dei servizi e nella possibilità di sostenere progetti. Il mondo delle cooperative nel 2012 è riuscito ad alzare il dato occupazionale del 3-4% investendo le risorse accantonate in passato. Oggi però sono a rischio 500 posti di lavoro nelle cooperative sociali».

Effetti diretti sono arrivati anche sulle famiglie con disabilità: «Solo per fare un esempio - spiega Domenico Tripodi, presidente di Anffas Bergamo - sono giunte da parte di alcuni Comuni richieste di compartecipazione alle spese per i centri diurni per grave disabilità che passano così da 199 a 450 euro. Ciò ha provocato due effetti: famiglie che hanno rinunciato al servizio trovandosi con parenti con grave disabilità in casa tutto il giorno e famiglie che non hanno pagato creando contenziosi costosi per le amministrazioni». Questa situazione ha spinto i politici bergamaschi a muoversi. Elena Carnevali, deputato del Pd, mercoledì è intervenuta alla Camera evidenziano che «in dieci anni le risorse si sono ridotte del 77,8%». Di fronte allo sblocco dei fondi sottolinea: «Molti hanno contributo a sollecitare il governo, nei passaggi obbligati per il trasferimento delle risorse e sono contenta che la risposta alle istanze discusse in aula sia stata subito colta».

Silvana Santisi Saita, della Commissione regionale Politiche sociali non aveva nascosto le sue perplessità: «Tutti sono preoccupati per il mantenimento di questo governo, ma se continua così non so se è il caso che resti». Angelo Capelli, vicepresidente della Commissione Sanità, si era reso disponibile «ad aprire un confronto per verificare la fattibilità di un anticipo da parte della Regione Lombardia sull'esempio della cassa in deroga». Non è stato necessario grazie all'intervento del ministero dell'Economia e delle finanze che mercoledì ha firmato il decreto, tardivo ma comunque non oltre il limite: «Anche se il fondo si sbloccasse ora - aveva commentato Leonio Callioni, presidente del Consiglio dei sindaci dell'Asl di Bergamo - saremmo nelle condizioni di sanare ciò che è stato gestito dal primo gennaio».

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