Treni: «Non si può cambiare
il Paese se non si parte dal basso»

«Buongiorno,
dopo gli escrementi, il sangue e ora pure gli spinelli liberi, mi sembra che la situazione dei treni, ormai profondamente lasciata allo sbando, mi ricorda quella dei nostri stadi di calcio dove tutto é concesso perché ormai la situazione é irrecuperabile.

Più una cosa é trascurata, mal gestita, sporca, malfunzionante e più quella cosa pubblica, diventa di nessuno per cui ci si sente liberi di poter far ciò che si vuole.

Cosa gliene frega alla gente che sale su un treno di non gettare carte per terra se ci sono escrementi o mozziconi di sigarette? Cosa gli frega al ragazzotto ubriaco tentare delle avance in una carrozza se sa che é come un piazzale pubblico senza controllo?

Secondo voi tutto ciò perché non succede su un Freccia Rossa dove le carrozze sembrano camere di un albergo per allestimento e pulizia? Perché certe cose che vediamo in tutti gli stadi italiani, non succedono negli impianti sportivi di proprietà?

É dalle piccole cose che si misura la civiltà di un popolo, non si può pretendere di cambiare il paese se non si parte dal basso, dalla cultura, dal rispetto per le regole e per la cosa pubblica.

Stiamo andando alla deriva a livello di valori e civiltà e le istituzioni sono lo specchio di questo degrado sociale.
Cordiali saluti».
Luca Ronchi - Azzano San Paolo

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