Il Papa davanti a 350 mila persone
«I partiti siano più responsabili»

Papa Ratzinger, nella veglia con le famiglie a Bresso, davanti a 350 mila persone, ha rincarato la dose. Rispondendo infatti a una famiglia greca ha sottolineato: «Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare».

Papa Ratzinger, in serata, nella veglia con le famiglie a Bresso, davanti a 350 mila persone, ha rincarato la dose. Rispondendo infatti a una famiglia greca ha sottolineato: «Dovrebbe crescere il senso di responsabilità dei partiti, che non devono promettere cose che non possono realizzare. Non cerchino solo voti per sè e siano responsabili per il bene di tutti. La politica è responsabilità davanti a Dio e agli uomini».

Dopo il bagno di folla allo stadio Meazza di sabato mattina, dove era stato applaudito da circa 70 mila cresimanti, Papa Ratzinger nel pomeriggio aveva parlato alle autorità politiche milanesi dicendo che si deve «riconoscere l'identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita» ed evidenziando quali sono i doveri dello Stato.

IL RACCONTO DELLA GIORNATA
Allo stadio Meazza con 70 mila cresimandi

Papa Benedetto XVI ha lasciato lo stadio Meazza poco dopo le 13 salutato da cori e da un grande applauso al termine dell'incontro con circa 70 mila cresimandi della diocesi di Milano sabato 2 giugno. Nel corso dell'incontro, circa un migliaio di volontari hanno formato alcune coreografie, tra le quali il logo del VII Incontro mondiale delle famiglie, utilizzando pannelli colorati e piccole vele.

Proprio la vela è stata l'icona dell'appuntamento a San Siro intitolato «Prendi il largo con Pietro», con riferimento al passo del Vangelo di Luca letto dal cardinale Angelo Scola sulla pesca miracolosa di Gesù che dice a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca».

E prima del discorso del Papa, il campo del Meazza è diventato un mare con tanti pesci formati dai volontari, che hanno chiuso poi la loro esibizione stendendo una grande colomba bianca nel centro del campo che ha poi lasciato il posto alla scritta «Grazie».

«Siete uno spettacolo bellissimo, siete l'espressione bella di come lo Spirito Santo rende varia, viva e unita la nostra chiesa di Milano», ha sottolineato il cardinale Scola ai cresimandi. Dopo il pranzo e il riposo, il programma di Benedetto XVI prevede nel pomeriggio un incontro in Arcivescovado con le autorità civili.

«Cari ragazzi, vi dico con forza: tendete ad alti ideali, siate santi!». Benedetto XVI si è rivolto così ai cresimandi. «In questo famoso stadio di calcio, oggi i protagonisti siete voi!», ha esclamato il Papa tra gli applausi della folla di ragazzi che gremiva gli spalti.

«La santità è la via normale del cristiano: non è riservata a pochi eletti, ma aperta a tutti», ha detto il Pontefice, aggiungendo che «certamente» è «possibile essere santi alla vostra età» e indicando «la testimonianza di tanti Santi vostri coetanei, come Domenico Savio o Maria Goretti».

Il Papa, come in una lezione preparatoria per il sacramento della cresima, ha ricordato ai ragazzi i «doni dello Spirito», «realtà stupende che vi permettono di formarvi come cristiani, di vivere il Vangelo e di essere membri attivi della comunità»: la sapienza, l'intelletto, il consiglio, la fortezza, la scienza, la pietà, il timore di Dio.

Li ha quindi esortati ad avvicinarsi con continuità al sacramento dell'eucaristia, a partecipare sempre alla messa domenicale, ad accostarsi al sacramento della confessione e a praticare ogni giorno la preghiera, ed anche ad «essere frequentatori assidui del vostro oratorio».

Ha ricordato quindi altre virtù, come l'obbedienza in famiglia, l'impegno nello studio, la disponibilità e generosità verso gli altri, «vincendo la tentazione di mettere al centro voi stessi, perché l'egoismo è nemico della gioia». Ed infine, ha invitato a puntare «a cose grandi», e «se il Signore vi chiama a seguirlo sulla via del sacerdozio o della vita consacrata - ha affermato -, non ditegli di no! Gesù vi riempirà il cuore per tutta la vita!».

Benedetto XVI «sta bene» e appare «sereno e colpito dalla qualità dell'accoglienza che gli è stata riservata a Milano e anche dal livello degli eventi e dalla bellezza dei luoghi». Così lo ha descritto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi, durante un briefing con la stampa nel capoluogo lombardo. «Che sta bene lo dico alla luce dell'esperienza - ha sottolineato -. Anche stamattina ha affrontato gioiosamente tre ore filate di impegni, con spostamenti, folla, e anche forte rumore».

All'Arcivescovado con le autorità politiche
La «laicità dello Stato» ha «uno dei principali elementi» nell'«assicurare la libertà affinchè tutti possano proporre la loro visione della vita comune, sempre, però, nel rispetto dell'altro e nel contesto delle leggi che mirano al bene di tutti». Lo ha affermato Benedetto XVI incontrando le autorità milanesi nell'Arcivescovado nel pomeriggio di sabato.

«La libertà non è un privilegio per alcuni, ma un diritto per tutti, un diritto prezioso che il potere civile deve garantire», ha detto il Papa. «Tuttavia - ha aggiunto -, libertà non significa arbitrio del singolo, ma implica piuttosto la responsabilità di ciascuno». Le leggi dello Stato «debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale», basando su di essa il loro fondamento «etico». È il richiamo di Benedetto XVI in un passaggio del suo discorso.

«Nella misura in cui viene superata la concezione di uno Stato confessionale - ha continuato il Papa -, appare chiaro, in ogni caso, che le sue leggi debbono trovare giustificazione e forza nella legge naturale, che è fondamento di un ordine adeguato alla dignità della persona umana, superando una concezione meramente positivista dalla quale non possono derivare indicazioni che siano, in qualche modo, di carattere etico».

«Lo Stato - ha aggiunto ancora il Papa - è a servizio e a tutela della persona e del suo benessere nei suoi molteplici aspetti, a cominciare dal diritto alla vita, di cui non può mai essere consentita la deliberata soppressione». «Ognuno può allora vedere - ha continuato - come la legislazione e l'opera delle istituzioni statuali debbano essere in particolare a servizio della famiglia».

Secondo il Pontefice, «lo Stato è chiamato a riconoscere l'identità propria della famiglia, fondata sul matrimonio e aperta alla vita, e altresì il diritto primario dei genitori alla libera educazione e formazione dei figli, secondo il progetto educativo da loro giudicato valido e pertinente». «Non si rende giustizia alla famiglia - ha aggiunto -, se lo Stato non sostiene la libertà di educazione per il bene comune dell'intera società».

L'abbraccio dei 350 mila a Bresso
In serata l'abbraccio dei 350mila a Bresso, dove il Papa ha risposto a diverse domande formulate da persone comuni, bambini e stranieri, tra cui quella della famiglia greca che abbiamo ricordato in apertura di articolo. Ne scegliamo altre due significative.

«Il Paradiso dovrebbe essere simile a come era la mia gioventù, così spero di andare a casa andando dall'altra parte del mondo». Benedetto XVI ha risposto così alla domanda di una bambina vietnamita, alla «Festa delle Famiglie» nella spianata dell'aeroporto di Bresso.

«Della mia infanzia - ha detto il Papa alla piccola Cat Tien - ricordo la gioia delle feste in famiglia, quando cantavamo insieme e per me era come se si aprisse il cielo». «A casa la musica era importante, mio fratello è diventato un grande musicista, il papà suonava la cetra e cantava, erano momenti indimenticabili».

«In una parola eravamo un'anima sola, anche se i tempi erano molto difficili, ma l'amore reciproco tra di noi era forte così si poteva superare tutto e anche le cose piccole hanno dato gioia. Siamo cresciuti - ha concluso il Pontefice sempre parlando a braccio - nella certezza che era bene essere uomini».

Rispondendo a una domanda di una famiglia sulla sofferenza per il mancato accesso ai Sacramenti delle persone risposate, il Papa ha detto che questa è «una grande sofferenza di oggi» e che «non abbiamo ricette» ma che «la Chiesa li ama, non sono fuori anche se non possono avere l'Eucarestia e la Confessione».

Secondo Benedetto XVI è compito delle parrocchie «far sentire loro questo amore: loro vivono nella Chiesa e anche se non possono avere la Confessione, il contatto con un sacerdote può mostrarglielo». «Anche se non possono entrare in comunione con il corpo di Cristo - ha detto ancora Benedetto XVI - possono comunque spiritualmente essere uniti a Cristo e devono anche sapere che la loro sofferenza è un dono che fanno alla Chiesa».

«Sentiamo profondamente il vostro dolore, non vi dimenticheremo e facciamo il possibile per aiutarvi, anche materialmente. Prego insistentemente per voi»: lo ha sottolineato il Papa rivolgendosi ai terremotati dell'Emilia. Il Pontefice ha accolto sul palco anche una famiglia colpita dal sisma, la famiglia Govoni da Cento, in provincia di Ferrara.

A cantare in onore di papa Benedetto XVI sono salite sul palco anche le star internazionali Noa, cantante israeliana, e la portoghese Dulce Pontes. Noa, in particolare, ha voluto dedicare la sua esibizione - sulle note di Life is beautiful di Nicola Piovani - alle popolazioni terremotate dell'Emilia. «Il mio cuore - ha detto - è con voi».

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