«Pianisti» orobici a Roma
Fini ritira la tessera a Pirovano

È tutto bergamasco (e lumbard) l'ultimo avvistamento di «pianisti» in Parlamento, ovvero di deputati che votano al posto di colleghi assenti. Nel mirino è finito il leghista bergamasco Nunziante Consiglio, che ha premuto il pulsante al posto dell'onorevole collega e presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano, non presente in aula il 27 luglio al momento della votazione. Manovra che non è però sfuggita al presidente dell'aula Gianfranco Fini, che ha ordinato il ritiro della tessera di voto di Pirovano.

Il neoleader di via Tasso non aveva accettato di dare le proprie minuzie, cioè le impronte digitali sulla base delle quali funziona il sistema di voto inaugurato nel marzo scorso, studiato proprio per evitare il fenomeno dei pianisti. «Ricordo che non si vota per interposta persona», ha detto Fini commentando l'accaduto.

Ettore Pirovano, impegnato a Bergamo con la Giunta provinciale, spiega così l'accaduto: «È stato un errore di Nunziante Consiglio. Per comodità lascio sempre la mia tessera di parlamentare sul banco, e il collega l'ha inserita per sbaglio al posto della sua».

Sulla vicenda arrivano intanto le reazioni dei parlamentari bergamaschi del versante centrosinistra: «Ora è chiaro a tutti perché l'onorevole Pirovano ha rifiutato il sistema di votazione con le impronte digitali: non certo per difendere la propria privacy - attacca Antonio Misiani (Pd) -. Ma Pirovano dovrebbe rassegnarsi, perché l'epoca dei parlamentari pianisti è ormai consegnata al passato. Speriamo solo che la figuraccia rimediata oggi dal presidente-deputato e dall'onorevole Nunziante Consiglio convinca Ettore Pirovano a rinunciare al doppio incarico, dimettendosi da deputato. La Provincia di Bergamo ha bisogno di un presidente a tempo pieno. E questo impegno è oggettivamente incompatibile con la presenza a Roma richiesta ogni settimana dai lavori parlamentari».

«La dedizione al lavoro del deputato leghista onorevole Ettore Pirovano è tale da prevedere addirittura il dono dell’ubiquità - ironizza Sergio Piffari (Idv) -. Il neo presidente della Provincia, infatti, oltre ad essere impegnato a Bergamo ad approvare in Giunta importanti atti amministrativi, riusciva contemporaneamente a prendere parte anche alle votazioni di Montecitorio. Solo l’intervento dell’integerrimo Presidente Fini, accortosi del voto per interposta persona, ha posto fine all’«eccesso di zelo» del deputato leghista». 

«Non sarebbe meglio rinunciare ad uno dei due incarichi come già più volte da noi sostenuto durante i dibattiti pubblici e televisivi in campagna elettorale? - scrive in un comunicato il gruppo del Pd in Consiglio Provinciale -. Ricordiamo ancora che la provincia di Bergamo è tra le 10 provincie italiane con oltre 1 milione di abitanti. Chi si è candidato ed è stato eletto a governarla deve garantire il proprio impegno a tempo pieno».

© RIPRODUZIONE RISERVATA