Scuole chiuse contro l'influenza?
L'esperto: «non ha molto senso»

Rinviare l’apertura dell’anno scolastico per contrastare la diffusione della «nuova influenza» non ha molto senso, parola di Fredy Suter, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Rinviare l’apertura dell’anno scolastico per contrastare la diffusione della «nuova influenza» non ha molto senso, parola di Fredy Suter, direttore dell’Unità operativa di malattie infettive degli Ospedali Riuniti di Bergamo.

Professore, così non si farà amici molti studenti...
«Se l’obiettivo che si vuole perseguire è quello di eliminare, o comunque di ridurre sensibilmente, i possibili contagi tra la popolazione govanile, quella cioè che risulterebbe colpita più gravemente da questo tipo di virus, allora si dovrebbero chiudere gli asili, le elementari, le medie, le superiori, nonché le università e i centri di aggregazione giovanile – spiega Suter –, il che equivarrebbe a creare un problema decisamente più grosso di quello che si vorrebbe contrastare. In realtà, avrebbe molto più senso intervenire tempestivamente e con accuratezza laddove si verificassero dei focolai».

È davvero impossibile fermare l’avanzata della «nuova influenza»?
«Dati alla mano, ci troviamo di fronte ad una vera e propria pandemia ed è presumibile che andando incontro all’inverno la diffusione di questo virus si faccia ancora più ampia. Le peculiarità di questa influenza sono due: la prima è legata alla stagionalità atipica, dato che si è diffusa nei mesi estivi, la seconda è che colpisce più severamente i giovani, forse perché hanno reazioni immunitarie più vivaci rispetto agli anziani, provocando problemi polmonari gravi o estremamente gravi. D’altra parte bisogna però dire che le polmoniti virali gravi ci sono sempre state, specie nei mesi autunnali e invernali e il fatto che a Monza stiano curando un caso più grave di altri significa che tutti i casi siano drammatici. Il problema esiste, ma non con l’enfasi mediatica mediatici con cui viene presentato da giornali e tv».

Professore, favorevole o contrario alla vaccinazione?
«In casi come questo, controlli e isolamenti non bastano a risolvere il problema. L’epidemia si affronta concretamente con il vaccino specifico, che non è lo stesso per contrastare l’influenza "tradizionale". Le persone a rischio andrebbero vaccinate, con una particolare attenzione ai giovani fino ai 25-30 anni. Molte difficoltà potrebbero crearsi relativamente alla reale disponibilità dei vaccini nei prossimi mesi, con l’eventualità di dover scegliere candidati prioritari. In ogni caso, a livello internazionale, nazionale e locale, si sta facendo più di quanto mai fatto in precedenza per altre epidemie, e questo dovrebbe almeno rassicurarci».

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