Caporalato, business senza confini
Lavoratori sfruttati, ecco dove

Aspettano seduti sul ciglio di una strada, in attesa di un furgone che li prenderà al volo e li porterà in qualche cantiere a lavorare. Vestiti da muratori, con sé portano un borsone dove ci sono i viveri. Sono i lavoratori sfruttati dal caporalato.

Aspettano seduti sul ciglio di una strada, in attesa di un furgone che li prenderà al volo e li porterà in qualche cantiere a lavorare. Vestiti da muratori, il viso carico di sbadigli e di rassegnazione, con sé portano un borsone o uno zainetto dove ci sono i viveri da consumare durante la lunga e dura giornata di lavoro in cantiere. Sono i lavoratori sfruttati dal caporalato, un cancro ancora presente in Bergamasca, nonostante la crisi economica e quella dell'edilizia abbiano decisamente ridotto il numero dei cantieri (e di conseguenza dei lavoratori) nella nostra provincia e nelle zone limitrofe.

Aspettano. Ma non lo fanno più, se non in un numero poco rilevante, nei luoghi storici come era fino a pochi anni fa il piazzale della Malpensata. Oggi quello del caporalato nell'edilizia è un fenomeno meno visibile, che almeno nelle vicinanze del centro città. Ci si è spostati, anche se solo di qualche chilometro.

Questi uomini ora li possiamo trovare nei pressi dell'uscita autostradale di Grumello-Telgate, diventata il centro nevralgico del mercato e del reclutamento di muratori a cottimo, una buona parte dei quali ovviamente è in «nero». Li abbiamo osservati all'alba, in una mattina di fine luglio. Sono parecchi.

Dalle 5,30 alle 6,30 del mattino ne contiamo circa una sessantina, si riuniscono in gruppetti di due-tre unità, dislocati nelle varie zone circostanti l'area, e attendono pazienti che passi il furgone che li porterà sui cantieri del Bresciano o del Milanese.

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