Morales ballerino e calciatore:
orgoglioso dei boliviani di Bergamo

Quando una cholita, una donna con la tipica gonna a palloncino, si è avvicinata e gli ha offerto il fazzoletto bianco per ballare, lui ha rotto il protocollo, ha abbandonato il palchetto d'onore all'oratorio di Colognola e ha danzato sui ritmi della cueca e del hauyno.

Quando una cholita, una donna con la tipica gonna a palloncino, si è avvicinata e gli ha offerto il fazzoletto bianco per ballare, lui ha rotto qualsiasi protocollo ufficiale e mandato in tilt la sicurezza, ha abbandonato il palchetto d'onore allestito all'oratorio di Colognola e ha danzato sui ritmi della cueca e del hauyno, alcuni balli tipici boliviani.

In jeans neri e camicia bianca, una ghirlanda di fiori al collo, si è lasciato travolgere dalle danze, ha concesso foto ricordo, e per concludere, con la maglia della Nazionale boliviana, ha anche fatto gol in campo durante un'amichevole con la squadra di calcio dei connazionali che vivono a Bergamo.

È con il desiderio di incontrare la comunità boliviana più grande d'Italia - 12 mila persone almeno - che Evo Morales, presidente della Stato plurinazionale della Bolivia, giovedì 5 settembre è stato a Bergamo. Una comunità che, se paragonata al numero di abitanti della nostra città, è più numerosa di quella presente in grandi metropoli come Barcellona e Madrid.

Il volto è stanco per il tour de force a cui si è sottoposto per inserire anche la tappa orobica tra la visita ieri in mattinata a Roma con il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e il ministro degli Esteri, Emma Bonino, e l'incontro con Papa Francesco oggi in Vaticano.

È arrivato a Bergamo con l'aereo presidenziale all'aeroporto di Orio al Serio intorno alle 16 accolto dalla Prefettura. Ha poi raggiunto Palazzo Frizzoni, per un saluto e un incontro privato con il sindaco Franco Tentorio. «Ho chiesto al sindaco di Bergamo - ha dichiarato poi in un breve incontro con una delegazione di boliviani in sala consiliare - come vi comportate qui a Bergamo, e il sindaco mi ha detto che siete dei grandi lavoratori. Questo mi rende orgoglioso».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di venerdì 6 settembre

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