Bossetti e la terza perquisizione
«Non ho nulla da nascondere»

«Hanno sequestrato questi oggetti a casa mia? Ben venga, prendano tutto quello che ritengono necessario, non ho nulla da nascondere». Massimo Bossetti ha saputo giovedì dai suoi legali della nuova perquisizione (la terza) effettuata dagli inquirenti in casa sua.

«Hanno sequestrato questi oggetti a casa mia? Ben venga, prendano tutto quello che ritengono necessario, non ho nulla da nascondere». Massimo Bossetti, l’artigiano edile di Mapello in carcere dal 16 giugno con l’accusa di essere l’assassino di Yara, ha saputo giovedì dai suoi legali, Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni, della nuova perquisizione (la terza) effettuata dagli inquirenti in casa sua.

Di fronte all’elenco degli oggetti che sono stati portati via per ragioni d’indagine, si è detto tranquillo e, anzi, in un certo senso ha visto di buon occhio l’iniziativa della procura: a parer suo contribuirà a dimostrare «che io non sono responsabile della morte di Yara».

Non si sposta dunque di una virgola la linea dell’indagato, che nonostante i 39 giorni in isolamento e la consapevolezza dell’esistenza di un indizio pesantissimo contro di lui (il suo dna trovato su slip e leggings della vittima) continua a professarsi innocente.

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