Bossetti, il 14 ottobre a Brescia
al Tribunale della Libertà

È stata fissata al 14 ottobre, davanti ai giudici del Tribunale della Libertà di Brescia, l’udienza durante la quale sarà discussa l’istanza di scarcerazione di Massimo Bossetti, il muratore arrestato il 16 giugno scorso per l’omicidio della tredicenne Yara Gambirasio. I legali ricorrono contro l’ordinanza del gip di Bergamo con la quale era stata respinta una prima richiesta

.Gli avvocati Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni cercheranno nuovamente di smontare quello che per l'accusa costituisce il «faro dell'indagine», ovvero il Dna trovato su corpo di Yara, citando nuovamente gli estratti della relazione dei Ris del 2011 potenzialmente più favorevoli al loro assistito, ovvero quelli che pur chiari dal punto di vista scientifico potrebbero prestarsi a diverse interpretazioni da quello giuridico. Dopo il no all’istanza di scarcerazione da parte del gip Ezia Maccora, i legali avevano evidenziato come, a loro dire, l’accusa avesse evidenziato solo gli «elementi sfavorevoli a Bossetti e non quelli a favore, pur contenuti negli atti» spiegano i legali.

Secondo il gip, a carico di Bossetti esisterebbero gravi indizi di colpevolezza e ci sarebbe il pericolo di reiterazione del reato, già evidenziato in prima istanza lo scorso 19 giugno in fase di richiesta di convalida del fermo di Bossetti La Maccora scriveva che «sussiste l’esigenza della custodia in carcere, avuto riguardo della gravità intrinseca del fatto, connotato da efferata violenza e dalla personalità di Bossetti dimostratosi capace di azioni di tale ferocia posta in essere nei confronti di una giovane e inerme adolescente abbandonata in un campo incolto ove per le ferite e l’ipotermia ha trovato la morte. Elementi che rendono estremamente probabile il rischio della reiterazione di reati della stessa indole». Posizione sostanzialmente confermata nel rigetto dell’istanza di scarcerazione dello scorso 16 settembre.

Ma i legali non mollano. Nelle 40 pagine dell’istanza respinta c’è pure un capoverso che recita testualmente: «È convincimento degli scriventi (gli avvocati - ndr) che le determinazioni maturate dal gip siano, in significativa parte, conseguenza della mancata rappresentazione, come in premessa anticipato, nella richiesta di applicazione del fermo/custodia avanzata dal Pubblico Ministero, di importanti (e oggettivi) elementi la cui valutazione avrebbe condotto il Giudicante a differenti conclusioni». Ed è su questo punto, unitamente ai dubbi sollevati sul dna che ci sarà battaglia in sede di riesame.

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