Brexit, quali conseguenze per gli italiani?
Lavoro, università, viaggi – Cosa succede

Dalle 6.30 di venerdì mattina è la domanda che si pongono tutti: «Adesso che cosa succede?»

Le conseguenze della Brexit non sono così chiare, nemmeno per gli stessi inglesi che con il loro voto hanno cambiato l’intero scenario europeo. A 24 ore dal voto il quadro rimane complesso, perché da qui all’uscita definitiva della Gran Bretagna dall’Ue saranno necessari mesi di trattative e lavoro di diplomazia. C’è chi è convinto che non cambierà proprio nulla, anzi che la Brexit sia un’opportunità per ricostruire (o costruire davvero) l’Europa, chi invece guarda gli indici delle Borse e ha già speso aggettivi catastrofici per commentare il voto inglese. Quali conseguenze dovranno affrontare i cittadini italiani? Abbiamo provato a capire attraverso le prime analisi a quali cambiamenti dovremo far fronte. Pesanti? Insignificanti? Spetta a voi commentare

VIAGGI – Nell’immediato non cambierà nulla. Già ora i controlli alla frontiera inglese sono più restrittivi rispetto agli altri paesi dell’Unione europea ma non sarà necessario nessun visto, almeno per i prossimi mesi. In questo caso saranno fondamentali i negoziati con l’Ue per decidere se stipulare un accordo che non metta troppi paletti.

UNIVERSITÀ – Tutti i programmi di scambio e collaborazioni tra le università italiane e quelle inglesi dovranno essere rivisti, anche solo nell’ottica di una diversa classificazione di status per i cittadini italiani. Il primo progetto a rischiare è l’Erasmus, l’interscambio di studenti all’interno dell’Unione europea che ogni anno permette a decine di migliaia di universitari di continuare il percorso di studi in una città europea. Salvo accordi speciali tra atenei, la Gran Bretagna sarà una meta molto difficile da raggiungere.

SANITÀ – Nell’Unione europea «in quanto cittadino dell’UE, se ti ammali inaspettatamente durante un soggiorno temporaneo all’estero, di vacanza, lavoro o studio, hai diritto alle cure mediche da dispensare subito. Godi inoltre degli stessi diritti delle persone assicurate nel paese in cui ti trovi». Da extracomunitari, non sarà più così. Come per tutto il resto, salvo accordi speciali.

LAVORO – Chi non ha un parente o un conoscente che lavora o ha lavorato a Londra? I cittadini italiani nel Regno Unito per lavoro sono 500 mila e già ora possono scegliere di chiedere la cittadinanza dopo cinque anni di residenza e versamento delle tasse. Oggi per trasferirsi non è necessario nessun permesso di soggiorno, ma se la Gran Bretagna uscirà dall’Ue sarà necessario chiederlo o in alternativa puntare su un permesso generico che non consente di lavorare.

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